Sicilia, la morte improvvisa e poi il trapianto: “Io e i miei figli vogliamo conoscere chi ha il cuore del nostro Nicolò”

trapianto

Donare gli organi di un proprio caro defunto e non potere conoscere i trapiantati. Succede in Sicilia dove sono tante le famiglie di donatori che non riescono a mettersi in contatto con chi ha ricevuto il trapianto. Lo sa bene la moglie di Nicolò Mancuso, Cettina Lo Gioco 41enne, un uomo di 34 anni morto lo scorso febbraio a causa di un aneurisma celebrale. La coppia, di Calascibetta in provincia di Enna, ha due bambini di 8 anni e 15 mesi. La moglie ha scelto Palermo Live per lanciare un appello affinché possa rintracciare chi ha avuto trapiantato il cuore del marito. “So che sono venute due equipe, una di Palermo e una di Bari, quest’ultima ha preso il cuore di Nicolò”.

La storia

Era il 25 febbraio di quest’anno, Nicolò aveva il figlio più piccolo, Anthony, in braccio; subito dopo averlo dato alla moglie per cambiarlo si è messo le mani in testa per un forte mal di testa. “Gli avevo detto di stendersi a letto che gli avrei misurato la pressione – racconta la moglie -, ma non c’è stato il tempo“. L’uomo, infatti, barcollando si è recato in bagno e ha iniziato a vomitare dicendo alla moglie che gli faceva male il collo. “Automaticamente ho chiamato il 118 e ancora oggi non so dove ho trovato la forza per farlo. Il tempo che ho finito di parlare con i soccorsi, ho sentito una botta. L’ho trovato metà nel letto e metà per terra, privo di sensi. Era andato in arresto cardiaco; allora avendo lavorato per tanti anni come operatore sanitario ho praticato il massaggio cardiaco. Una volta arrivata l’ambulanza, Nicolò ha iniziato ad avere anche spasmi e crisi epilettiche”.

Una volta arrivato all’ospedale Umberto I di Enna dalla tac è emerso che Nicola aveva avuto un’aneurisma celebrale fulminante. Aveva bisogno urgentemente di due interventi: uno per chiudere l’aneurisma e uno per aspirare l’ematoma. Lo hanno trasferito con l’ambulanza a Caltanissetta perché quel giorno le condizioni meteo erano proibitive e non era possibile utilizzare l’elicottero. Hanno provato ad operarlo: “I medici ci hanno tentato – ammette la moglie Cettina -, ma ormai l’aorta scendeva automaticamente perché più della metà del cranio era pieno di sangue. A quel punto, non so dove ho trovato la forza, ho dato il consenso per la donazione degli organi”. Il 26 febbraio i medici hanno dichiarato la morte celebrale e poi il 27 hanno fatto l’espianto degli organi che è avvenuto all’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta.

Gli organi mandati a Palermo e Bari, “Vogliamo conoscere i trapiantati”

Tutta la famiglia Mancuso (compresi i bambini), come raccontato da Cettina, nella carta d’identità ha dato il parere positivo alla donazione degli organi. Nicolò, che faceva l’idraulico, viveva per l’altro e per la sua famiglia. Era una persona sensibile, anche oltre l’immaginabile. Adesso Cettina vuole incontrare chi, grazie a suo marito, ha avuto un’altra possibilità. In primis lo vuole fare per i figli.

Cerco il cuore di mio marito, soprattutto perché è una richiesta di mio figlio”, afferma alla nostra redazione Cettina. “So che il trapianto è stato fatto a Bari mentre gli altri organi, polmone, fegato e reni all’Ismett di Palermo; leccornia sono andate invece alla Banca del Veneto. So solo che tutti gli organi sono stati impiantati e che i pazienti stanno bene attraverso la solita lettera che inviano in queste circostanze, ma non dicono altro. Ho scoperto, però che da regione a regione le informazioni di queste lettere cambiano; qui da noi in Sicilia nessuna informazione sul trapiantato viene data mentre da altre parti ti fanno sapere almeno se si tratta di un uomo o una donna, età e luogo di nascita. Quei pochi dati che almeno ti permettono di fare una ricerca più dettagliata se, come me, si vuole conoscere chi ha ricevuto il trapianto. Io ho creato su Facebook un gruppo, ‘Famiglie di donatori e trapiantati 2024 Incontriamoci’ dove ho ricevuto molta solidarietà e ho anche aiutato una famiglia a trovare la persona a cui è stato trapiantato il rene del figlio”.

Non è solo un desiderio della moglie, ma anche il figlio più grande vorrebbe risentire da vicino il cuore del padre che batte, anche se dentro un’altra persona. “Il CRT di Palermo ha voluto parlare con mio figlio di 8 anni – prosegue Cettina – per prepararlo alla donazione degli organi del padre. Gliel’hanno descritto come un supereroe perché ha donato i suoi organi per dare vita ad altre persone. Spesso adesso mio figlio mi chiede ‘mamma hai trovato il cuore di papà?’. Una domanda che ogni volta mi manda in ansia, perché vorrei tanto rispondere di sì. Sono ferma, non ho nessuna notizia. Io ed i miei figli vogliamo conoscere chi vive col cuore del nostro Nicolò. Io credo molto nella donazione degli organi”