Una chiusura durata 15 giorni per via di un errore burocratico. È quanto racconta Maurizio Pipitone, titolare del pub “P-one drink e game” di via Giuseppe Mulè 16/18, a Palermo. “L’ennesima assurdità comincia quando, visti i continui controlli mandati dai condomini, anche per fatti inesistenti, decido di aggiungere alle mie licenze anche quella per musica dal vivo, nonostante non sia un’attività che intendo svolgere”, spiega il commerciante in una segnalazione inviata alla nostra redazione.
“Le licenze vengono rilasciate presentando la documentazione in tacito assenso, quindi dal momento della presentazione attiva e in attesa di eventuale diniego. Per mancanza di un documento, il Comune effettua l’annullamento della licenza per la musica dal vivo e, per un “errore” del Comune, l’annullamento della licenza principale, attiva da 7 anni. La comunicazione viene indirizzata alla polizia municipale che giovedì 10 ottobre alle ore 21.00 si reca presso il mio locale ponendo i sigilli e non permettendomi più di esercitare il mio lavoro. Venerdì 11, recatici al Comune per evidenziare l’errore, non troviamo nessuno che ci può ricevere; passa il sabato, la domenica e finalmente lunedì 14 ci ricevono, constatano l’errore e comincia un via vai giornaliero mio, del mio ragioniere e del mio geometra per avere notizia di quando avrebbero levato quei maledetti sigilli posti per errore”.
“Passa un’intera settimana sentendomi dire: ‘Stiamo provvedendo’, fino a quando decido di recarmi negli uffici preposti assieme al mio avvocato. Sotto pressione di quest’ultimo e passati altri giorni, finalmente arrivano i vigili per rimuovere i sigilli giovedì 24 ottobre. Sono stato 15 giorni senza poter lavorare con moglie e tre figli da sostentare, con merce che è andata in deterioramento, con una clientela che vedendo affisso quel cartello di sequestro ha potuto pensare qualsiasi cosa, in pratica un danno enorme per aver fatto cosa? Aver provato sempre più ad essere in regola!”.
“La cosa più terrificante sono stati i commenti di alcuni condomini che, passando e leggendo il cartello, hanno esclamato: ‘Finalmente!’. Una famiglia buttata per strada e la gente che esclama ‘Finalmente’. D’altro canto, per fortuna abbiamo avuto la solidarietà del comitato del nostro quartiere (Villa Tasca) e della maggior parte degli abitanti del quartiere e dei nostri clienti che ci hanno sostenuto in questi 15 giorni, come dimostrato al momento in cui si sono rialzate le saracinesche”.
“Vorrei ricordare ancora una volta che non tutto quello che succede nei dintorni di un locale dipende dal locale stesso. Imputano a noi se un’auto nelle vicinanze tiene lo stereo alto, se qualcuno nelle vicinanze spara dei fuochi d’artificio, se i ragazzi sostano nei pressi dopo la nostra chiusura e tante altre cose assurde che non ci competono. Siamo realmente stanchi e arrabbiati di tutto ciò. Vogliamo solamente lavorare come chiunque altro senza dover ogni giorno avere a che fare con forze dell’ordine mandate per nulla, interrompere il lavoro per mostrare documentazione, ribadisco ancora una volta totalmente in regola, e dover chiarire di continuo che molte cose che succedono non sono di nostra competenza. Parlo a nome di tutte quelle persone che lavorano in questo settore, anche a noi piacerebbe stare a casa a cenare con la propria famiglia (festivi compresi), vedere magari un bel film e poi andare dormire, ma sacrifichiamo tutto ciò e tanto altro per portare un pezzo di pane a casa. Quindi ribadisco ancora una volta: lasciateci lavorare in pace”.