Sull’istanza presentata dalla difesa l’ex magistrato e presidente delle misure di prevenzione del tribunale di Palermo Silvana Saguto sulla sua incompatibilità col carcere legate a gravi disturbi psicologici, i giudici del tribunale di sorveglianza di Palermo si sono riservati di decidere. Circa un mese fa era stato respinto un primo ricorso di richiesta di scarcerazione. La Saguto è stata condannata per corruzione e concussione.
Secondo il difensore dell’ex giudice Silvana Saguto, l’avvocato Ninni Reina, è vero che c’è una condanna per corruzione che attestata la responsabilità, mentre invece c’è invece ancora da valutare la quantificazione del reato nella sua totalità, cioè la somma dei vari reati che sono ancora da rideterminare. Secondo lui si doveva adottare più cautela, data la cripticità del dispositivo. Anche l’avvocato Valerio Spigarelli, difensore di Gaetano Cappellano Seminara, ex amministratore giudiziario ha sostenuto questa tesi.
Dal canto suo la procura generale, rappresentata da Antonino Patti, ha sottolineato che “il dispositivo è stato oggetto di studio e di approfondimento”. In sostanza, secondo la procura, la somma dei reati definiti irrevocabili sono superiori a 4 anni, quindi era determinata l’esecutività della sentenza. Una situazione questa diversa da quella di Roberto Sant’Angelo, amministratore giudiziario difeso da Vincenzo Lo Sciuto, per il quale invece è stata la procura generale stessa a chiedere l’incidente di esecuzione, ovvero la quantificazione della pena alla corte. “Una richiesta inammissibile”, l’ha definita l’avvocato Lo Sciuto perché anche per Sant’Angelo la Cassazione ha rinviato all’appello bis. Tutte questioni discusse in punta di diritto alle quali la Corte dovrà dare risposta in tempi brevi presumibilmente dopo l’ultima discussione, fissata per il 15 novembre per Carmelo Provenzano difeso da Calogero Fiorello.
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