Francesco Miceli rinuncia a candidarsi come sindaco di Palermo. Una candidatura che aveva spaccato il centrosinistra e che viene ora abbandonata con una lunga nota.
“Chi mi conosce sa bene che non mi sono mai sottratto ad impegni complessi e di responsabilità, ma ritengo che un impegno così grande, necessario per affrontare gli enormi problemi irrisolti della città abbia bisogno di una grande partecipazione collettiva, sia da parte della politica, sia da parte dell’intera città. Altrimenti ogni sforzo risulterebbe vano. La mia impressione è che la città attenda l’avvio di una nuova fase, ne ha un grande bisogno, per uscire dalle secche in cui si trova, ed è disposta ad ascoltare soltanto chi dimostra di essere in grado di proporre un progetto credibile in sintonia con il comune sentire”. Così inizia il presidente del consiglio nazionale degli architetti.
“Si chiude una lunga fase della vita di Palermo e c’è bisogno di dare certezze ed indicare un nuovo corso. Credo che attorno a questa semplice constatazione è possibile avere il massimo di comprensione e partecipazione dei cittadini di Palermo. Altrettanto non posso dire sul ruolo della politica che rimane attardata entro schemi non adeguati ad interpretare il bisogno di cambiamento ed a fornire le soluzioni migliori per il governo della città in sintonia con le aspirazioni che da essa provengono”.
Miceli prosegue. “Importare a Palermo schemi che sono frutto degli equilibri della politica nazionale sarebbe un errore tragico, poiché la nostra città è sempre stata attenta ad interpretare un ruolo originale, spesso in controtendenza con quanto avveniva altrove; quando si è appiattita alle logiche esterne, ha subito gravi conseguenze e processi di vero e proprio decadimento. Questa originalità è un patrimonio da non disperdere che va reinterpretato, recuperando il meglio dell’esperienza che ha contraddistinto la storia degli ultimi 30 anni di Palermo. Questa storia merita rispetto e soprattutto richiede un approccio alla città interpretando l’animo più profondo delle diverse articolazioni della sua vita sociale”.
Miceli richiama gli anniversari delle stragi di Capaci e dell’uccisione di Pio La Torre. “Ricorrenze queste che hanno un significato profondo in tutti noi, perché hanno dato vita ad un sussulto civile che ha portato significativi cambiamenti, e credo che bisognerebbe recuperare quella spinta ed i valori che essa determinò nella politica e nella società”.
“Non mi trovo a mio agio con i ‘tatticismi esasperati’ della politica che sono lontani anni luce dalle mie corde – conclude Miceli -. La città di Palermo deve affrontare grandi problemi e guardare al suo futuro. Con grande rammarico constato che l’interesse vero della città non è al centro dell’agenda politica. Palermo non può essere merce di scambio per appetiti personali presenti e futuri; né può essere il campo di gioco per soddisfare la bramosia di partecipazione dei candidati di bandiera per future collocazioni. Così si fa solo danno alla città. Non sono andato con il cappello in mano da nessuno a chiedere la candidatura. Non era in nessun modo nei miei intendimenti”.