Una nuova situazione problematica all’interno del Tribunale di Palermo al centro dell’attenzione della UILPA Sicilia che, ormai da mesi, denuncia “comportamenti socio – sanitari deficitari da parte dell’amministrazione giudiziaria” in relazione alla complessa gestione dell’emergenza sanitaria in atto.
Nello specifico, a preoccupare il segretario generale Alfonso Farruggia è la vicenda di alcuni centralinisti – ciechi e ipovedenti – che prestano servizio presso la Corte di Appello di Palermo.
“Si tratta – spiega l’esponente sindacale – di tre unità che, malgrado l’ evidente fragilità, continuano a operare in presenza anche se, nel loro caso, dovrebbe già essere stata pienamente attivata l’organizzazione del lavoro in smart working”.
Come spiega il segretario, infatti, la mansione di centralinista può conciliarsi con la pratica del lavoro da remoto, attraverso l’utilizzo della tecnologia, che consente di deviare le chiamate a qualsiasi postazione telefonica, anche dalla propria abitazione.
“Davvero non si comprende – aggiunge – come, a fronte di una procedura così semplice che non necessita di particolari interventi, l’amministrazione non abbia già provveduto a mettere in regime di sicurezza il personale”.
Sul caso specifico, inoltre, si registra il parere del medico competente incaricato dall’amministrazione che, in una relazione da egli stesso stilata, certifica in maniera chiara, nei confronti di una centralinista – assunta peraltro nel bacino delle categorie protette – come la lavoratrice risulti maggiormente esposta al rischio di contrarre il Covid 19 per le sue particolari condizioni, che renderebbero necessaria la permanenza a casa sino alla fine dell’emergenza.
Sul versante dei lavoratori fragili, intanto, la UILPA Sicilia invita le pubbliche amministrazioni ad attenersi scrupolosamente agli accertamenti dei medici competenti , nel caso di prescrizione ad operare in remoto dal proprio domicilio.
“Una battaglia di civiltà – precisa il segretario generale della Uil Pubblica Amministrazione Sicilia – sulla quale non faremo alcuno sconto per il bene della salute dei dipendenti e della collettività, e denunceremo tutti i casi di mancato rispetto delle indicazioni del medico competente e di obbligo, per il personale interessato, a svolgere in presenza l’attività lavorativa”.
Più in generale, sul fronte dello smart working, Farruggia sottolinea i contenuti del Decreto del Ministero della Funzione pubblica dello scorso 19 ottobre, con il quale si precisa che le pubbliche amministrazioni, in considerazione dell’evoluzione della situazione epidemiologica, debbano assicurare le più elevate percentuali possibili di lavoro agile.
“Tutte le esigenze, ormai – conclude Farruggia – devono essere riprogrammate in funzione della salute pubblica, pertanto non basta più applicare la percentuale minima di lavoro da remoto per stare a posto con la coscienza: occorre individuare semmai la percentuale più alta, al netto delle funzioni imprescindibili che rendono necessario operare in presenza”