Sommergibile Titan, restano poche ore di ossigeno ma si sentono dei “colpi”

I soccorritori che stanno utilizzato i sonar per cercare il batiscafo hanno rilevato suoni di “colpi” sottomarini nel Nord Atlantico

Al sommergibile Titan, usato per portare gruppi di turisti a vedere il relitto del Titanic ed attualmente disperso, restano poche ore di ossigeno, forse meno di trenta. L’autonomia durerà fino a giovedì mattina. Secondo gli esperti salvare le cinque persone a bordo è «un’impresa disperata».

I soccorritori stanno perlustrando una vasta area a nord dell’Oceano Atlantico. All’interno del sottomarino in miniatura, con cui si sono interrotte le comunicazione con la nave madre in superficie, ci sono il pilota e quattro passeggeri. Da domenica scorsa le ricerche non si sono mai interrotte. Aerei statunitensi e canadesi controllano più di 7.600 miglia quadrate di mare aperto, e sono state lanciate anche boe sonar.

Sentiti “colpi” ogni 30 minuti

A questo proposito c’è da tenere in considerazione una notizia resa nota da alcuni media, tra cui la Cnn. I soccorritori avrebbero rilevato che le boe sonar avrebbero rilevato alcuni rumori. Sembrano dei “colpi” che potrebbero provenire dal Nord Atlantico, proprio dove il sottomarino è scomparso. La tv americana ha riferito che questi colpi si ripetono “ogni 30 minuti”. Dopo che i soccorritori avevano “schierato ulteriori dispositivi sonar, i “colpi”  si sentivano ancora. Comunque non è chiaro per quanto tempo si siano rilevati i rumori. Un successivo aggiornamento del rapporto ha parlato di più suoni, ma in questo caso non descritti come “colpi”. La Cnn ha aggiunto che “è stato ascoltato un feedback acustico aggiuntivo che aiuterà a indirizzare le risorse di superficie e indica che potrebbero esserci sopravvissuti”.

Molte difficoltà nella ricerca

L’esperto di Titanic Tim Maltin ha detto a Nbc News Now che setacciare un’area così vasta  del Nord Atlantico, a una profondità di quasi quattro chilometri, non è facile. “È buio pesto laggiù ─ ha spiegato ─. Fa un freddo gelido. Il fondale è fangoso ed ondulato. Non riesci nemmeno a vederti la mano davanti alla faccia”. Ed ha aggiunto: “È davvero un po’ come essere un astronauta che va nello spazio”. Il capitano della guardia costiera americana Jamie Frederick, a capo delle operazioni di soccorsi, ha ammesso che il compito è ben al di là di ciò che normalmente affronterebbe. “La Guardia Costiera degli Stati Uniti ha assunto il ruolo di coordinatore della missione di ricerca e soccorso, ma non abbiamo tutte le competenze e le attrezzature necessarie per una ricerca di questo tipo ha dichiarato ─. Si tratta di uno sforzo di ricerca complesso, che richiede più agenzie con esperienza in materia e attrezzature specializzate”.

Foto frame video Studio Aperto

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