Sospensione tariffario SSN, caos e disservizi alle porte: la salute dei pazienti in grave pericolo | File interminabili e disagi

Sospensione tariffario SSN - fonte pexels - palermolive.it

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Il governo ha sospeso la possibilità di prenotare visite specialistiche, un disagio che aumenta i tempi di attesa

Un provvedimento che ha di fatto bloccato le prestazioni sanitarie in tutto il Paese un’iniziativa che ha creato solo caos e ha aggiunto disagi a chi già attende mesi e mesi per una prestazione specialistica. È successo negli ultimi giorni del 2024. Il nuovo tariffario per visite ed esami, insieme all’introduzione di nuove prestazioni coperte dal Servizio Sanitario Nazionale, avrebbe dovuto entrare in vigore il 30 dicembre, offrendo servizi gratuiti o con pagamento del ticket. Tuttavia, il Tribunale Amministrativo del Lazio ha accolto un ricorso presentato dagli operatori della sanità privata, rilevando irregolarità nel testo e sollevando dubbi di incostituzionalità.

La decisione ha determinato la sospensione immediata dell’aggiornamento, lasciando in una situazione di stallo l’applicazione delle nuove misure. La vicenda ha assunto contorni surreali, considerando che i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) erano attesi da otto anni. Questi includono importanti cure aggiuntive, come la procreazione medicalmente assistita, nuove terapie oncologiche, screening neonatali avanzati e la diagnosi di patologie come celiachia, endometriosi e malattie rare.

Sebbene le prestazioni siano tecnicamente già disponibili, la sospensione del tariffario ha di fatto bloccato l’attuazione del provvedimento, rimandando ancora una volta l’accesso ai nuovi servizi sanitari. Il nodo centrale della protesta riguarda il nuovo nomenclatore, che aggiorna 1.113 tariffe per le prestazioni di specialistica ambulatoriale. Gli operatori della sanità privata hanno denunciato una riduzione dei rimborsi fino al 70%, sostenendo che tagli così drastici metterebbero in crisi l’intero settore della sanità convenzionata.

Di fronte a queste critiche, il Tar ha deciso di intervenire, congelando il provvedimento in attesa di ulteriori verifiche.Ora il futuro dei nuovi Lea e delle relative tariffe è incerto. Mentre si attende la prossima udienza fissata per il 28 gennaio 2025, cittadini e operatori sanitari restano in bilico tra aspettative e disagi. Governo e lRegioni dovranno lavorare per garantire che la transizione verso il nuovo sistema avvenga senza compromettere la qualità e l’accessibilità delle cure.

Le conseguenze della sospensione del tariffario per i cittadini

È stato revocato il decreto con il quale il Tar del Lazio aveva sospeso il Tariffario delle Prestazioni di Specialistica ambulatoriale e protesica, ovvero le cure e le prestazioni garantite ai cittadini dal Ssn. L’istanza di revoca del decreto Tariffe è stata depositata dall’Avvocatura dello Stato per conto del ministero della Salute. “Preso atto della dichiarata gravità delle conseguenze della sospensione del decreto che determinerebbero il blocco del sistema di prenotazione ed erogazione” dei servizi “con un impatto sulla salute dei pazienti”.

Il Tar ha quindi deciso di revocare il decreto confermando l’udienza in camera di consiglio per il 28 gennaio. La decisione del Tar aveva colto di sorpresa le Regioni che intanto avevano adeguato i sistemi informatici con i nuovi codici delle prestazioni. La sentenza obbligava il Ministero della Salute a un repentino dietrofront, definendo il ritorno ai vecchi codici per prenotare visite ed esami, in attesa di una sentenza definitiva del tribunale amministrativa.

Sospensione tariffario SSN - fonte pexels - palermolive.it
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Una situazione di stallo che crea disservizi e disagi

Il blocco del nuovo tariffario per visite ed esami ha generato un caos senza precedenti nel sistema sanitario nazionale, lasciando medici e pazienti in una situazione di incertezza. Le Asl, nel frattempo, hanno già iniziato a utilizzare i nuovi codici previsti dalla riforma per le nuove prestazioni. Questa confusione ha conseguenze dirette sulle prenotazioni: ogni giorno vengono effettuate fino a 400 mila richieste per visite ed esami, e i medici di famiglia rischiano di prescrivere ricette con codici che non vengono riconosciuti dai centri di prenotazione delle Asl.

Le strutture sanitarie private accreditate, principali promotrici del ricorso, denunciano il rischio di insostenibilità economica derivante dal nuovo nomenclatore. La presidente dell’Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti (Aisi), ha sottolineato come i nuovi rimborsi siano inadeguati rispetto ai costi reali sostenuti dalle strutture, minacciando così la qualità dei servizi offerti ai cittadini. Gli operatori privati chiedono tariffe congrue che riflettano i costi effettivi delle prestazioni per poter continuare a investire in innovazione tecnologica e mantenere elevati standard qualitativi.