Il Coronavirus continua ad essere fortemente presente (e contagioso) sul territorio europeo: mentre in Francia e Gran Bretagna si pensa ad un nuovo lockdown, in Italia i casi, seppure in netta crescita, sono nettamente minori e lo spettro della chiusura totale, almeno per il momento, sembra essere davvero lontanissino. La situazione dei “vicini di casa” e l’innalzamento della curva epidemiologica, però, hanno costretto il Governo di Giuseppe Conte a varare un nuovo Dpcm, pronto ad uscire in serata, atto a contrastare il propagarsi della malattia virale. È stato Roberto Speranza, ministro della Salute, a certificare l’arrivo del decreto governativo.
Roberto Speranza “annuncia” il nuovo Dpcm. Ieri sera, il ministro della Salute ha parlato alla trasmissione “Che tempo che fa” condotta da Fabio Fazio ed in onda su Rai Tre. Ecco le sue parole in merito al decreto: “Speriamo di firmarlo a breve. Siamo in un cambio di fase e bisogna stringere le maglie e nel Dpcm ci sarà un cambio di marcia anche con misure su aree più a rischio. Proviamo a giocare di anticipo per alzare il livello di attenzione. Non ci sono le condizioni per nessun lockdown nazionale per nessun territorio. Le Regioni avranno la possibilità di agire su norme più restrittive. Il 75% dei contagiati avviene in famiglia: si abbassa la guardia e ci si toglie la mascherina. Questo vuol dire che con gli sconosciuti manteniamo le distanze, ma quando incontriamo persone con cui siamo in confidenza, parenti o amici, no. Quindi dobbiamo fare uno sforzo anche nelle relazioni più strette“.
Nuova fase, nuove restrizioni: “Siamo in un cambio di fase. Dopo una serie di misure che hanno allargato le maglie della rete che avevamo costruito, ora siamo costretti a restringerle. Il prossimo Dpcm avrà questo significato: un cambio di marcia, per intervenire in alcune aree più a rischio. Proviamo a giocare d’anticipo per evitare situazioni più complicate. Il quadro epidemiologico è molto peggiorato in Europa, i numeri sono cresciuti anche in Italia, ma sono decisamente inferiori rispetto ad altri Paesi, come Francia, Belgio, Spagna. L’Italia non è fuori da questo contesto, sarebbe folle pensare che il problema non ci riguardi“.
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