Stefano Cucchi, difesa carabiniere:”Non fu ucciso dalle botte ma da medici”
La difesa: “Nessuno ha ucciso di botte Cucchi”
“Nessuno nega che ci sia stato un pestaggio, ma non è stato così violento. Cucchi non è stato ucciso per i ceffoni o pugni, nessuno lo ha ucciso di botte”. E’ quanto ha affermato l’avvocato Antonella De Benedictis, difensore del carabiniere Alessio Di Bernardo, nel corso del processo di secondo grado che lo vede imputato di omicidio preterintenzionale. Vittima il geometra romano di 31 anni, Stefano Cucchi.
“Le persone che lo hanno lasciato morire sono stati i medici attraverso negligenze ed omissioni, chi ha sbagliato ha pagato penalmente e civilmente con un risarcimento”.
“Dire che Di Bernardo lo ha massacrato di botte non è giusto – ha aggiunto il difensore -. Ci sono stati degli schiaffi e forse una spinta che ha fatto cadere Cucchi. Ha sbagliato chi lo fatto e deve pagare, ma non è stato un violento pestaggio. Di Bernardo è una brava persona, un padre di famiglia, un carabiniere pluridecorato: nessuno ha ucciso di botte Cucchi”.
I CONDANNATI
La Corte d’Assise di Roma ha condannato i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro a 12 anni per omicidio preterintenzionale. I procedimenti giudiziari hanno coinvolto anche da un lato i medici dell’ospedale Pertini, dall’altro continuano a coinvolgere, a vario titolo, più militari dell’Arma dei Carabinieri.