Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, i due carabinieri condannati ieri per l’omicidio di Stefano Cucchi, si sono costituiti nel cuore della notte. Nella Caserma Ezio Andolfato di Santa Maria Capua Vetere si sono consegnati ai loro colleghi, che hanno provveduto al trasferimento nella struttura penitenziaria casertana. In linea col protocollo anti Covid, si trovano in isolamento sanitario per cinque giorni.
La Cassazione, nella giornata di ieri 4 aprile, ha confermato la condanna per omicidio preterintenzionale nei confronti dei due. Ridotta la pena: da 13 a 12 anni. Previsto, invece, un nuovo processo di appello per Roberto Mandolini, che era stato condannato a 4 anni di reclusione, e Francesco Tedesco, condannato a 2 anni e mezzo. I due sono accusati di falso.
“Sono amareggiato perché non sono l’assassino di Stefano Cucchi, ma rispetto la decisione dei giudici perché sono un carabiniere nell’animo”. Così Raffaele D’Alessandro ha dichiarato al suo difensore Maria Lampitella.
“A questo punto possiamo mettere la parola fine su questa prima parte del processo sull’omicidio di Stefano. Possiamo dire che è stato ucciso di botte, che giustizia è stata fatta nei confronti di loro che ce l’hanno portato via. Devo ringraziare tante persone, il mio pensiero in questo momento va ai miei genitori che di tutto questo si sono ammalati e non possono essere con noi, va ai miei avvocati Fabio Anselmo e Stefano Maccioni e un grande grazie al dottor Giovanni Musarò che ci ha portato fin qui”. Così ha dichiarato Ilaria Cucchi dopo la sentenza.
Il Comando generale dei carabinieri in una nota ha espresso vicinanza alla famiglia Cucchi. “Una sentenza che ci addolora, perché i comportamenti accertati contraddicono i valori e i principi ai quali chi veste la nostra uniforme deve, sempre e comunque, ispirare il proprio agire”. Così si legge nel testo.
“Siamo vicini alla famiglia Cucchi, con cui condividiamo il dolore e alla quale chiediamo di accogliere la nostra profonda sofferenza e il nostro rammarico. Ora che la giustizia ha definitamente terminato il suo corso, saranno sollecitamente conclusi, con il massimo rigore, i coerenti procedimenti disciplinari e amministrativi a carico dei militari condannati. Lo dobbiamo alla famiglia Cucchi e a tutti i carabinieri che giornalmente svolgono la loro missione di vicinanza e sostegno ai cittadini”.