Stipendi, 1.000€ in meno: la bastonata che tiene in ginocchio gli italiani | Scatta l’emergenza

Emergenza stipendi, 1.000€ in meno - fonte pexels - palermolive.it

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I lavorato sono sempre più poveri, i salari scendono e si fatica ad arrivare a fine mese

Il tema dei salari troppo bassi in Italia è al centro del dibattito economico e sociale da anni, aggravato dalla stagnazione economica e dall’aumento del costo della vita. Molti lavoratori italiani, anche con impieghi a tempo pieno, faticano a raggiungere un reddito dignitoso, un fenomeno noto come “working poor”.

Rispetto ad altri Paesi europei, dove i salari invece crescono, l’Italia soffre una decrescita salariale, accompagnata da una scarsa produttività e da politiche poco incisive per migliorare la competitività e i diritti dei lavoratori. Molti Stati membri dell’Unione Europea, hanno introdotto un salario minimo legale, l’Italia invece si affida alla contrattazione collettiva per stabilire le retribuzioni minime nei diversi settori.

Questa soluzione però non copre tutti i lavoratori, specialmente nei settori non regolamentati o dove il lavoro nero è prevalente. Inoltre, la produttività del lavoro in Italia è rimasta stagnante rispetto ad altri Paesi europei, come Germania o Francia, rendendo difficile giustificare aumenti salariali significativi. Ciò crea un circolo vizioso in cui bassi salari e scarsa produttività si alimentano a vicenda.

Le fasce più colpite dal problema dei bassi salari sono i giovani e i lavoratori precari. La diffusione di contratti a termine, tirocini sottopagati e contratti “atipici” ha portato a un sistema occupazionale caratterizzato da instabilità e retribuzioni insufficienti. Molti giovani, nonostante elevati livelli di istruzione, trovano difficoltà a ottenere un salario adeguato, con un impatto negativo sulla natalità e sull’indipendenza economica. Questo fenomeno ha contribuito alla cosiddetta fuga dei cervelli, con migliaia di giovani professionisti che lasciano l’Italia ogni anno per cercare migliori opportunità all’estero.

Emergenza salariale: un problema strutturale in Italia

In Italia, il tema dei salari troppo bassi è diventato una questione urgente, al centro dell’azione sindacale e del dibattito politico. Secondo Pierpaolo Bombardieri (Uil) e Maurizio Landini (Cgil), il Paese vive una vera e propria emergenza salariale, con quasi 6 milioni di lavoratori che guadagnano meno di 11mila euro l’anno. Landini, in una recente conferenza stampa, ha sottolineato come il rinnovo dei contratti e l’aumento dei salari siano condizioni imprescindibili per rilanciare un modello economico e sociale più equo. Tuttavia, le politiche governative attuali non sembrano muoversi in questa direzione, alimentando disuguaglianze e limitando le prospettive di crescita economica.

Negli ultimi 30 anni, il potere d’acquisto degli italiani ha subito una contrazione del 2,9%, mentre nella media OCSE è aumentato del 18,4%. Dal 1991 al 2023, i salari italiani hanno perso 1.089 euro, mentre in Germania, Francia e Spagna sono cresciuti rispettivamente di 10.584, 9.681 e 2.569 euro. L’inflazione ha inoltre eroso ulteriormente i guadagni, generando dal 2021 al 2024 una perdita cumulata di oltre 5mila euro per lavoratore. Le stime per il futuro sono ancora più fosche: senza interventi strutturali, si potrebbe arrivare a una perdita totale di 15mila euro entro il 2029.

Emergenza stipendi, 1.000€ in meno - fonte pexels - palermolive.it
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Rinnovo dei contratti e legge sulla rappresentanza

La mancata adeguatezza dei salari all’inflazione è uno dei nodi principali per i sindacati. Landini ha evidenziato che l’aumento salariale del 6% proposto nel contratto statale 2022-2024, rispetto a un’inflazione del 17%, sancisce una riduzione strutturale dei salari. Ha inoltre richiamato l’attenzione sulla necessità di semplificare e unificare i contratti, oggi eccessivamente frammentati, e di introdurre una legge sulla rappresentanza, per garantire una contrattazione più efficace e inclusiva.

Lo sciopero generale indetto per il 29 novembre da Cgil e Uil mira a mettere al centro dell’agenda politica la necessità di un aumento reale dei salari e di un modello economico che riduca le disuguaglianze. Landini ha ricordato che scioperare è un sacrificio per i lavoratori, ma che dietro questa scelta c’è una rivendicazione per il futuro del Paese. Un’azione determinata a difendere il potere d’acquisto, a rilanciare la crescita economica e a costruire un sistema sociale più equo e inclusivo per tutti.