Il viaggio di Ulisse nell’Odissea è durato 10 anni, quello dell’Anello Ferroviario di Palermo e dei suoi tratti ancora è da definire. Sembra un progetto che non finirà mai, ma arriva sempre la politica pronta a dire al cittadino che la costruzione ha le ore contate.
L’idea embrionale era nata con un importante intento (a questo punto è giusto chiamarlo sogno): collegare in treno la zona porto, centro città e aeroporto. 7 km, per un binario unico e circolare. Un modo per rendere Palermo più facilmente fruibile a cittadini e turisti. Come direbbe Roberto Carlino, una solida realtà.
L’idea dell’intero anello ferroviario parte nel 2006, circa 17 anni fa, con il dibattito politico e il bando in gara di Italferr. Quella gara la vince la catanese Tecnis l’anno successivo, ma viene travolta da vicende giudiziarie e contenziosi che impediscono l’apertura dei cantieri fino al 2013. Poi iniziano i lavori, ma ancora l’anello ferroviario si tira dietro gli stralci delle vicissitudini di Tecnis.
L’opera, nella quale sono stati investiti circa 150 milioni di euro, è stata commissionata dal Comune di Palermo e attuata da Rif con la direzione di Italferr, entrambe del Gruppo Fs. Dopo Tecnis, è arrivata la D’Agostino costruzioni generali nell’estate 2019. La ditta ha continuato a lavorare anche durante il periodo Covid, al momento del loro arrivo il progetto era solo al 20% della realizzazione.
Di questo progetto, per fare un recap, sono attivi Palermo Centrale, Notarbartolo, Imperatore Federico, Fiera e Giachery. Risultano ancora in lavoro Libertà, Porto e Politeama e Turrisi Colonna ( prevista nel secondo stralcio). A piccoli passi si sta arrivando a Penelope, ovvero al completamento del progetto iniziale del 2006, che ha subito sempre delle variazioni nel tempo. Pensare che in questi anni l’Italia ha avuto due nuovi papi, ha vinto un Mondiale e un Europeo, ha avuto una pandemia mondiale e decine di Governi di tutti gli schieramenti possibili e immaginabili.
A ottobre 2022 la D’Agostino annuncia la fine degli scavi per la stazione Politeama. Luogo diventato tristemente noto e pieno simbolo dell’immobilismo di questa città. Qualche giorno fa la Regione ha firmato il provvedimento di chiusura, in accordo con tutti gli organismi coinvolti: Regione, Comune, Genio civile e Arpa. Si useranno i famosi fondi del PNRR. Ora la storia è tutta da scrivere, basti pensare che i documenti riportano che la prima fase avrà attivazione del 2023, la seconda nel 2025. Insomma i cittadini palermitani cercheranno di sopravvivere all’ascia e al mantello nero della morte solo per avere la soddisfazione di vedere la fine di questo viaggio epico.