Storie di prostituzione e usura dietro il delitto di Ruxandra: la confessione di Torrente

Il parroco: “La porta del suo cuore l’aveva già spalancata al Signore. Ritengo di aver letto nel suo racconto tanto dolore, tanta sofferenza e un sincero pentimento”.

E’ una vicenda intricata quella che ha portato all’assassinio, nel 2015, della 30enne rumena Ruxandra Vesco, il cui cadavere è stato scoperto stamattina chiuso in un sacco sul Montepellegrino. A permetterne il ritrovamento è stato lo stesso assassino, Damiano Torrente, con il quale la donna aveva stretto una relazione, sfociata nel tempo in complicato rapporto fatto di protezione, prostituzione ma anche di debiti contratti con un certo Michele, abitante di un quartiere popolare di Palermo. Damiano conobbe Ruxandra per caso, mentre era sola sugli scogli del mare dell’Addaura. Da lì la decisione di portarla a casa, in assenza della moglie e dei figli partiti, luogo dove furono anche consumati rapporti sessuali. 

INSISTENZA FATALE

Tra il settembre e l’ottobre 2015 la donna sarebbe anche stata ospitata a carico del suo assassino/amante all’Hotel San Paolo, ed è proprio in quell’occasione che qualcosa non andò per il verso giusto. Alessandra infatti, questo il nome con cui era conosciuta la donna, si sarebbe presentata a casa di Torrente con le valigie, con la chiara intenzione di  andare a vivere con lui nelle sua casa. Era il 13 ottobre del 2015 quando si presentò alla porta, situazione che colse impreparato Torrente che, dopo avere fatto uscire la moglie con una scusa mandandola a fare la spesa, affrontò Alessandra. Stando alla confessione dell’omicida, è stata proprio l’insistenza della ragazza, accompagnata dalla minaccia di raccontare tutto alla moglie e di denunciarlo alle autorità, sostenendo che l’aveva indotta a prostituirsi in cambio di soldi e protezione, a fargli perdere il senno. 

PAURA E RABBIA

Da qui la reazione di rabbia e di paura. Torrente avrebbe perso la testa prendendo una corda da pescatore e strangolando la donna. Dopo averla e uccisa e dopo avere infilato il corpo in un sacco, l’avrebbe caricato sull’auto e la notte successiva l’avrebbe gettata in un dirupo di Monte Pellegrino, nelle vicinanza di via Monte Ercta dove adesso è stata trovata su sua indicazione. Poi avrebbe anche gettato il cellulare in mare insieme alla corda e avrebbe anche bruciato i suoi effetti personali in giardino mentre i familiari dormivano.

Sono ancora tanti gli elementi da chiarire in seguito alla confessione dell’uomo che questa mattina è stato rinchiuso nel carcere Pagliarelli a Palermo. L’accusa è di omicidio e di occultamento di cadavere.

LA CONFESSIONE AL PARROCO

C’è da ricordare che, prima ancora di rivelare ai carabinieri di avere strangolato e ucciso la donna ben 5 anni fa, Damiano Torrente, pescatore dell’Acquasanta, decise di aprirsi col parroco della chiesa da lui intanto frequentata sempre più assiduamente a causa del rimorso di coscienza. “La porta del suo cuore l’aveva già spalancata al Signore. Ritengo di aver letto nel suo racconto tanto dolore, tanta sofferenza e un sincero pentimento”. Queste le parole del prete. 

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