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Stragi di mafia, Gaspare Spatuzza torna libero: ha ricevuto condanne per 40 omicidi

Gaspare Spatuzza, 59 anni, torna in libertà. Aveva chiesto di uscire dal carcere nell’aprile scorso e ora la richiesta è stata accolta. Il killer, dopo essere diventato collaboratore di giustizia, ha contribuito a riscrivere la storia delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Soprannominato “‘u tignusu” per la sua calvizie o “l’imbianchino” per il suo mestiere, era affiliato alla famiglia di Brancaccio quando era guidata da Filippo e Giuseppe Graviano. Sulla sua testa una lunga serie di delitti. Fra l’altro, si è autoaccusato di aver rubato la Fiat 126 impiegata come autobomba in via D’Amelio, dove il 19 luglio 1992 sono morti Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta. Inoltre è stato l’autore materiale dell’omicidio di Don Pino Puglisi nel 1993 e ha rapito il 13enne Giuseppe Di Matteo per vendicarsi del padre Santino e del suo pentimento.

Il pentimento di Spatuzza e la conversione religiosa

L’Antimafia lo ha catturato nel 1997 all’ospedale Cervello di Palermo. Ha ricevuto condanne per oltre 40 omicidi. Il suo pentimento risale all’estate del 2008: tra le sue dichiarazioni anche quelle che hanno mandato a processo Matteo Messina Denaro per le stragi di Capaci e via D’Amelio. Durante la detenzione si è iscritto alla facoltà di teologia. In molte occasioni ha raccontato che il suo pentimento fa parte di una conversione religiosa che lo ha fatto avvicinare al cattolicesimo. Per questo ha chiesto perdono alle vittime, ha svolto attività di volontariato, si è scusato con il fratello di Don Puglisi per l’omicidio e ha pregato all’Accademia dei Georgofili, luogo della strage di Firenze di quasi trent’anni fa.

Spatuzza da due settimane ha ottenuto la liberazione condizionale. Senza avere più i vincoli della detenzione domiciliare a cui era sottoposto dal 2014. Ora, per cinque anni, dovrà rispettare le prescrizioni del tribunale. Tra cui quella di non frequentare pregiudicati o non uscire dalla provincia in cui prenderà la residenza senza un’autorizzazione della Questura.

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Redazione PL