Stragi Falcone e Borsellino: dallo Stato 15 milioni ai familiari delle vittime

Un risarcimento che arriva dopo 30 anni. Per le stragi Falcone e Borsellino, dopo le sentenze definitive, lo Stato ha assegnato le somme ai parenti costituitisi parti civili

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Sono passati 30 anni dalle stragi di Capaci e Via D’Amelio. Ed alla vigilia del trentesimo anniversario di quei macelli, una burocrazia lenta e una giustizia lumaca hanno finalmente stabilito la “concessione di benefici economici ai familiari di quelle vittime”. Un risarcimento per un totale di 15 milioni di euro destinato ai parenti costituitisi parti civili. Saranno a carico del Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso e dei reati intenzionali violenti. Sul sito del Viminale infatti si legge: «Il Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso e dei reati intenzionali violenti, presieduto dal commissario Felice Colombrino, come segno concreto di vicinanza dello Stato e delle Istituzioni, ha dedicato la seduta di ieri alla concessione di benefici economici ai familiari delle stragi di Capaci e via D’Amelio».

«LO STATO È VICINO AI FAMILIARI DELLE VITTIME DELLE STRAGI»

In particolare, i familiari delle vittime della strage di Capaci del 23 maggio 1992 avranno benefici economici per  4.710.000 euro. Allora persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Rimasero invece feriti Giuseppe Costanza e Paolo Capuzza. Altri 10.880.000 euro avranno i familiari delle vittime della strage di Via D’Amelio. Il 19 luglio del 1992 persero la vita Paolo Borsellino. Oltre  gli agenti della scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. L’unico sopravvissuto rimasto ferito fu Antonio Vullo.

Il prefetto Felice Colombrino che presiedé il Comitato, ha detto in proposito dei risarcimenti per i parenti delle vittime delle stragi: «Lo Stato è vicino ai familiari delle vittime di mafia che vivono un continuo, immenso dolore che non potrà mai guarire completamente. Lo sopportano con dignità e coraggio, chiedendo giustizia e non vendetta. Nei loro confronti abbiamo tutti un debito enorme e la loro testimonianza è un monito a non dimenticare e un punto di riferimento per le generazioni più giovani».