“Lei non voleva, diceva ‘No, basta’”. Queste le frasi intercettate di uno dei ragazzi indagati per lo stupro di gruppo a Palermo ai danni di una 19enne. Lo stesso che, insieme ad altri, ha confessato al GIP di essersi rovinato la vita, di non aver capito che si trattasse di una violenza perché “Era consenziente. Ci ha chiesto lei di avere rapporti”.
Tutti sembrano unanimi nel puntare il dito contro Angelo Flores, l’unico a quanto pare a conoscere la vittima e a incitare gli amici. Lui che non ha partecipato alla violenza sessuale ma che ha ripreso tutto con il suo cellullare, deridendo la ragazza e a convincere gli altri che era “Una che ci stava”.
Il muro issato dal branco continua a sgretolarsi tra ripensamenti, accuse e contraddizioni. Chiedono perdono ma non basta. Ieri i giudici hanno infatti respinto le richieste dei loro difensori, confermando la misura cautelare in carcere in attesa del processo. Un settimo responsabile, minorenne al momento del fatto, è stato scarcerato dal Gip del Tribunale per i minorenni e affidato a una comunità. La Procura ha già presentato ricorso.
Stupro a Palermo, uno dei sette scoppia in lacrime: “Mi sono rovinato la vita”