Aveva detto di essersi pentito, di sapere di aver sbagliato, sono queste le motivazioni che avevano spinto il Gip a disporre la scarcerazione e il trasferimento in comunità del minorenne, R.P, coinvolto nello stupro di gruppo avvenuto lo scorso 7 luglio. Ma è bastato un analisi più approfondita del cellulare e alcuni video pubblicati su Tik Tok ad aggravare la posizione del giovane, riportato nuovamente in carcere.
Sono le chat della stessa notte dove il giovane racconta ciò che è accaduto, senza troppi scrupoli, ad un amico per filo e per segno ciò che ha fatto, ad aver reso necessario il trasferimento in carcere.
“Lei si è sentita male ed è svenuta più di una volta, troppi cianchi (troppe risate) cumpa. Troppo forte. – poi prosegue – Manco a canuscievo (non la conoscevo), siamo stati con lei in sette”.
Il 19 agosto dopo che è stato trasferito in comunità, il minore ha pubblicato dei video su Tik Tok dove afferma: “Chi si mette contro di me di mette contro la morte. Le cose belle si fanno con gli amici. – poi ancora – sto ricevendo tanti messaggi in privato da ragazze, ma come faccio a uscire con voi siete troppe! ah volevo ringraziare a chi di continuo dice il mio nome mi state facendo solo pubblicità e hype”.
In riferimento a quanto emerso il Gip, Antonina Pardo, ha spiegato: “Tali nuovi e sopraggiunti elementi investigativi tratteggiano la personalità di un giovane che lungi dall’aver avviato un percorso di consapevolezza del gravissimo reato commesso, reato commesso avvalendosi della forza del gruppo ai danni di una giovane donna resa inerme a causa dell’intossicazione da alcol procurata dagli stessi partecipanti alla violenza) avendo ottenuto condizioni di maggiore libertà con l’inserimento in comunità ha continuato ad utilizzare il telefono cellulare o altro dispositivo informativo per vantarsi delle sue gesta e per manifestare adesione ai modelli comportamentali criminali”
“La chat del 7 luglio ( poco dopo lo stupro) rivela inequivocabilmente l’estremo compiacimento del minore rispetto a quanto accaduto, la sua totale insensibilità rispetto alla atrocità commessa considerata fonte di divertimento e il suo disprezzo per la vittima. Ciò induce fondatamente a ritenere che le parziali ammissioni del minore in sede di interrogatorio di garanzia nel corso del quale lo stesso ha ammesso di aver partecipato alla violenza di gruppo alla luce del sopraggiunto quadro investigativo hanno avuto una valenza assolutamente strumentale volta unicamente ad ottenere l’attenuazione della misura” conclude il Gip.