Stupro di gruppo a Palermo, l’Ordine degli avvocati non ci sta: “Barbarie dare nomi indagati”
“So che in molti la penseranno diversamente, ma avere dato in pasto alla stampa i nomi di 6 presunti innocenti è per me una barbarie giudiziaria“. Così il Presidente dell’Ordine degli avvocati di Palermo, Dario Greco, dopo l’arresto dei sette giovanissimi accusati di avere stuprato in gruppo una ragazza di 19 anni.
“Sia chiaro, nessuna giustificazione per il fatto di cui sono accusati, che è terribile e orrendo, ma mi chiedo quale sia stata la necessità di fare uscire proprio i nomi prima ancora di ascoltare la loro eventuale difesa? Sbaglierò senz’altro, ma il tarlo della difesa di tutti non riesco ad estirparlo dalla mia mente”, aggiunge il Presidente dell’Ordine degli avvocati.
Consigliere Canto: “Innocenti fino a prova contraria”
Allo stesso modo la pensa il consigliere comunale di Azione, Leonardo Canto. “Sono contrario alla divulgazione dei nomi e delle età dei presunti colpevoli dello stupro della notte del 7 Luglio di Palermo. Vivere in uno stato di diritto significa tutelare i principi che lo regolano, tra i quali quelli della presunzione di innocenza fino a prova contraria. Deve essere la magistratura, e solo la magistratura, ad accertare i fatti e applicare la legge infliggendo a ciascuno le pene previste dalla legge per ciascuna delle condotte penalmente rilevanti che saranno accertate”.
“Giudizi a termine di un processo”
“Assisto basito alla divulgazione dei nomi – continua Canto – dei presunti colpevoli (innocenti fino a prova contraria) sulla stampa e, sui social, anche dei loro volti, compreso il minorenne, in una moderna gogna mediatica che distrugge fin da subito la vita di vittima e carnefici, prima di qualsiasi pronunzia di condanna definitiva: i legami di conoscenza tra la vittima e i presunti colpevoli rendono, infatti, anche facilmente identificabile la povera ragazza. Auspico che, nel rispetto del diritto di cronaca, la stampa rifletta prima di divulgare i nomi dei soggetti presunti responsabili di tali efferati delitti e, soprattutto, la comunità cittadina rifletta sulla circostanza che solo al termine di un processo sia giusto esprimere giudizi sulle condotte poste in essere”.
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