Stupro di gruppo a Palermo, sì all’abbreviato per gli imputati: la vittima torna in aula

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I giudici della seconda sezione del tribunale di Palermo hanno accolto la richiesta di celebrare il processo con il rito abbreviato dei sei giovani imputati accusati di stupro di gruppo ai danni di una ragazza di 19 anni al Foro Italico di Palermo. I legali hanno ottenuto che la giovane sia risentita in aula.

L’udienza è fissata per il 5 luglio prossimo. I giudici hanno ritenuto fondata l’istanza dei difensori di Angelo Flores, Gabriele Di Trapani, Christian Maronia, Cristian Barone, Samuele La Grassa ed Elio Arnao. La ragazza sarà sentita sul contenuto di una telefonata ricevuta la notte del 7 luglio scorso in cui si sarebbe consumata la violenza sessuale; attorno all’1.04 avrebbe ricevuto una chiamata di 29 secondi. Poi ci sono anche due messaggi inviati attorno alle due dal cellulare della vittima. Sempre il 5 sarà sentito l’interlocutore con cui la vittima ha parlato quella notte nel corso della telefonata.

Il minorenne e il disprezzo per la vittima

L’imputato si mostrava compiaciuto per quanto inferto alla vittima, disprezzandola. Con questa motivazione è stata depositata la sentenza nei confronti del più piccolo degli indagati per lo stupro di gruppo a Palermo. Il ragazzo, all’epoca dei fatti minorenne, è stato condannato a 8 anni e 8 mesi.

“Compiaciuto per l’azione compiuta”

“La consapevolezza della sopraffazione fisica conseguita dal gruppo e della entità del pregiudizio cagionato alla vittima, l’accanimento dimostrato pur a fronte della tragica condizione della giovane, stremata tanto da perdere ripetutamente i sensi, il compiacimento per l’azione compiuta risaltano con evidenza tale da non esigere esplicazione alcuna né commento e danno compiuta ed allarmante contezza della materialità del fatto e della intensità del dolo dell’imputato”. Così si esprime il tribunale dei minori di Palermo.

“Per me lei era una poco di buono”

“Per completezza, va rilevato che il ragazzo ha espresso un giudizio di grave disvalore nei confronti della vittima (“per me lei era una poco di buono”), ha dato atto del tenore delle considerazioni, palesemente improprie, da lui svolte in merito al fatto (“ho riflettuto ed ho capito che queste cose non si fanno a nessuno nemmeno ad una prostituta o ad una escort”) ed ha poi dichiarato un generico pentimento per l’accaduto contestualmente rappresentando il malessere proprio e dei suoi familiari ed una esigenza di aiuto riferita unicamente a sé”. L’imputato, inoltre, viene definito come “indifferente rispetto al dramma della vittima”.