Stupro di Palermo, scrive il padre di un’altra vittima: “Cara ragazza devi reagire”

odio

“Cara ragazza di Palermo, ti scrivo per avvertirti: sei sola, perché gli altri non capiscono”. Inizia così la lunga lettera rivolta alla 19enne palermitana violentata dal branco la sera del 7 luglio scorso. A scriverla è il papà di un’altra giovane vittima di violenza. 

 

La lettera alla 19enne stuprata a Palermo

A riportare per interno la lettera del genitore è il quotidiano Repubblica. “Cara ragazza di Palermo, sono il padre della vittima del tristemente noto stupro di Capodanno di Roma, e ti scrivo per appoggiarti. Hai fatto bene a reagire contro chi, sui social, ha facilmente concluso che a ‘una come te’ è ‘normale’ che capiti e di suicidio  non hai parlato a sproposito. Ma ti scrivo anche per avvertirti: sei sola, perché gli altri non comprendono”.

La denuncia 

“I legali sconsigliano questa testimonianza sulla stampa perché potrebbe non essere utile al processo. Noi abbiamo scelto di denunciare per mettere in guardia, non per dei vantaggi – magari economici – che sappiamo benissimo che non ci saranno mai, specie quando gli imputati dello stupro non sono attori di Hollywood e quando comunque tutti dovrebbero capire che il prezzo da pagare a esporsi in un processo come vittima di violenza è enormemente superiore a qualsiasi vantaggio personale che ne possa derivare”. 

“Quando si denuncia, si fa a difesa di tutti, per le figlie e i figli di tutti gli altri, in un mondo che dà anzi tutto alla vittima l’obbligo di mantenere l’anonimato. È un marchio sociale indelebile essere vittime. Questa è una atroce umiliazione, il primo stupro collettivo da affrontare, e tu che ti sei esposta un po’ di più probabilmente già lo sai”.

La violenza sulla figlia

Poi il ricordo di quella terribile notte: “Mia figlia aveva 16 anni quando la notte di Capodanno 2020, in una villetta, è stata drogata e brutalmente stuprata da almeno cinque individui. È inequivocabile, il referto ospedaliero certifica gravi lacerazioni, lividi e graffi. Ma per noi, come temo sarà anche per te, l’evidenza non basta: il gioco processuale sarà a  dimostrare che tu, come lei, volevate esattamente quello che vi è successo”.

La vita dopo lo stupro

Il padre della vittima dello stupro di Capodanno non nasconde le conseguenze sulla vita della ragazza dopo la violenza subita: “Arrivano le crisi di panico e l’agorafobia: mia figlia, cara ragazza, era una ragazzina normale e capisce tutto, ma non riesce a entrare in un centro commerciale; scende in strada e corre a rinchiudersi di nuovo in casa perché si sente l’oggetto di tutti gli sguardi: una sé stessa che sa benissimo come tutto questo sia irrazionale è costretta a venire a patti con una sé stessa condizionata dal trauma atroce”. E poi l’insonnia, psicoanalisi e farmaci: “Una ragazzina lucida e che sa di non meritarlo, deve sperimentare se è meglio l’Efexor, il Prozac o il litio e si intossica. Il disagio dissimulato viene fuori per vie traverse: il profitto scolastico diventa un’altalena, come il suo peso, con oscillazioni fino a 12 chili in pochi mesi, per una ragazzina che ti chiede se sarà mai più capace di avere fiducia in un uomo, amarlo, costruire con lui una famiglia. Si dorme come i cetacei con mezzo emisfero cerebrale sveglio: nei momenti più bui mia figlia aveva evocato il desiderio di farla finita, e la notte si sente più sola”.

“Ti siamo vicini”

“Ti siamo vicini, ora che tutto dipende dalla Giustizia. Quanto vale una sentenza? Quale futuro avrà la ragazzina che vuol fare il Procuratore per difendere le altre vittime? E quale messaggio riceverai tu, dopo esserti esposta sui social a nome di tutte, se invece di una decisione che riconosce il vostro coraggio di denunciare, avrete una formula che, in linguaggio giurisprudenziale, significa ‘facevi meglio a stare zitta, rompicoglioni’?”, conclude l’uomo. 

Stupro di Palermo, recuperato il video integrale della violenza: “L’ho mandato a chi dovevo”