La situazione in Sicilia è grave. al terzo Il presidente Draghi, al terzo giorno consecutivo di roghi, ha accolto la richiesta di aiuto del presidente della Regione Siciliana. Ed ha emanato un provvedimento che permette di inviare nell’isola di 33 squadre di volontari della Protezione Civile nazionale. Sono uomini che provengono da Emilia, Friuli, Lombardia, Piemonte, Veneto e Trentino. Da oggi per spegnere i roghi ci saranno quindi 130 operai in più, forti di 58 mezzi. Basteranno questi interventi straordinari? Chissà. Questi uomini e questi mezzi extra comunque resteranno in Sicilia fino al 10 agosto. Le previsioni dicono che da allora il clima dovrebbe dare un po’ di tregua. Intanto almeno fino a venerdì sono previste temperature vicine ai 40 gradi e venti che si trasformano in assist per gli incendiari.
Perché assieme ai ritardi ed alle falle nel sistema di prevenzione, non si può non mettere nel conto che buona parte dei roghi sono dolosi. Spesso ci sono state accuse rivolte agli interessi di bottega dei forestali, o alla ricerca di nuovi pascoli della mafia degli allevatori. Inoltre, spesso si è anche indicata anche la speculazioni edilizie della criminalità organizzata. Ma adesso, ad attirare l’attenzione degli osservatori, più di tutte le altre ipotesi c’è l’affare del momento, il fotovoltaico. Alcuni proprietari terrieri sentiti dalla Commissione Antimafia, hanno raccontato che di avere ricevuto offerte da intermediari, per cedere i loro campi a chi vuole realizzare nuovi impianti fotovoltaici. Un lucroso business che sta sempre più soppiantando l’agricoltura in Sicilia. Quindi, non alla Playa di Catania, ma nel centro Sicilia, nell’Ennese e nel Nisseno, i terreni distrutti dal fuoco diventano inutilizzabili per molto tempo, perdono valore e dunque più facili da acquisire. Basti pensare che sui terreni bruciati non si può fare attività lavorativa per cinque anni.
Anche il presidente della Regione Nello Musumeci ha affermato di essere da tempo al corrente del rischio fotovoltaico. Ai tanti interessi criminali che stanno dietro ai roghi, si sta aggiungendo anche quello di chi punta ad impossessarsi di terreni, strappandoli agli agricoltori, per realizzare impianti di energia fotovoltaica. «Da tempo abbiamo segnalato a varie Procure della Repubblica ─ ha detto Musumeci ─, che ci sono arrivate richieste non ordinarie per realizzare impianti fotovoltaici». E per non ordinarie il presidente intende «troppo grandi per estensione dei pannelli e per la posizione». La Coldiretti, accogliendo questi timori, ieri ha rilanciato la sua petizione per impedire che si realizzino nuovi impianti con pannelli sistemati a terra: «Le Regioni e gli enti locali identifichino nelle aree da bonificare, nei terreni abbandonati, nelle zone industriali obsolete e nei tetti delle strutture produttive il luogo idoneo ai pannelli senza consumare suolo agricolo».