Ancora suicidi in carcere, l’allarme di Antigone Sicilia: “Una mattanza”

Sono in tutto undici i suicidi registrati da inizio anno nelle carceri italiani. Un numero allarmante, sintomo di un’emergenza che non è solo regionale ma nazionale

carcere

E’ allarme suicidi nella carceri italiane. Dopo l’episodio di qualche giorno fa, che ha visto un giovane detenuto togliersi la vita all’Ucciardone, ecco che un altro caso si registra all’interno del medesimo carcere. Stavolta la tragedia è stata evitata per un soffio. Gli agenti della polizia penitenziaria sono, infatti, riusciti a salvare un 31enne che aveva cercato di impiccarsi con un lenzuolo. Soccorso dai medici, il giovane è ora ricoverato in gravi condizioni a Villa Sofia.

Nella giornata di mercoledì 9, invece, non c’è stato nulla da fare per un detenuto di 25 anni, impiccatosi all’interno della sua cella. Ieri, 10 febbraio, il medesimo destino è toccato a una detenuta al carcere Ganzirri di Messina: la donna si è tolta la vita, sempre utilizzando delle lenzuola. La 29enne, indagata per concorso in spaccio di sostanze stupefacenti, era stata sentita dal Gip.

Antigone Sicilia: “Suicidi come mattanza”

A questo scenario già drammatico, si aggiunge la preoccupante constatazione che sono in tutto undici i suicidi registrati da inizio anno nelle carceri italiane. Un numero allarmante, sintomo di un’emergenza che non è solo regionale ma nazionale.

A sottolinearlo è ancora una volta Pino Apprendi, presidente di Antigone Sicilia, che ha lanciato numerosi appelli in merito alla questione. “Un grande buco nero nelle carceri che non suscita nessuna attenzione nel Governo Nazionale – commenta in una nota -. Tre suicidi in tre giorni, Palermo, Monza e Messina, undici nei primi quaranta giorni dell’anno, a fronte di uno nello stesso periodo dello scorso anno”.

“Un disinteresse inspiegabile che pesa sui detenuti e sulle famiglie che non avranno nessuna risposta ai tanti perché. Lo Stato fallisce il proprio compito di tutelare la salute delle persone che ha preso in consegna, per rieducarle e riconsegnarle alla società. Li  restituisce in una fredda bara, con un verbale sommario. Unico responsabile di quanto accade. Non ci avventuriamo a ricercare singole responsabilità che potrebbero esserci, non è nostro compito, moralmente siamo tutti responsabili”.

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