Svolta nel caso del palermitano Mario Biondo: quando è morto non era solo

Il cameramen palermitano è stato trovato impiccato nella casa di Madrid. I familiari di Biondo non hanno mai creduto al suicidio

Biondo

Potrebbe essere vicino a una svolta il giallo sulla morte di Mario Biondo. Il cameraman palermitano di 31 anni, trovato morto impiccato il 30 maggio del 2013 nell’appartamento di Madrid in cui viveva con la moglie. La conduttrice tv spagnola, Raquel Sanchez Silva. A sette anni di distanza, dopo la richiesta di archiviazione della Procura di Palermo, le nuove indagini sul caso sono state affidate alla Procura generale della Corte d’appello, che, come i familiari della vittima, non crede alla tesi del suicidio. La proroga si chiuderà a giugno. Le novità arrivano dal lavoro di esperti che si occupano di casi irrisolti, incaricati della famiglia della vittima di svolgere indagini difensive.

BIONDO QUANDO È MORTO NON ERA SOLO

Dalle indagini emergerebbe che Biondo, contrariamente a quanto stabilito finora, al momento della morte non era solo in casa. Mentre il giovane moriva c’era un’altra persona nell’appartamento. Dallo studio dei profili social di Biondo e grazie ai sistemi di identificazioni degli indirizzi Ip e delle attività internet, il team di consulenti che ha effettuato i nuovi accertamenti per conto della famiglia ha accertato che due smartphone avevano avuto accesso alle pagine Facebook e Twitter della vittima. E proprio tra il 29 ed il 30 maggio 2013, sera della morte, controllavano le attività social del cameraman.

Alle 00:48 uno dei due dispositivi scoperti dalla consulenza avrebbe agganciato il wi-fi di casa, e dunque usato nell’appartamento. Il secondo, invece, risulterebbe utilizzato nei dintorni dell’abitazione. E le investigazioni della famiglia di Biondo hanno evidenziato come qualcuno abbia usato la sua carta di credito in un locale notturno di Madrid, poco distante dalla sua abitazione, tra le 2,08 e le 2,53 del mattino.

IL CAMERAMEN PALERMIITANO TROVATO IMPICCATO

Mario Biondo fu trovato impiccato ad una libreria di casa. All’epoca, fin da subito le autorità spagnole parlarono di suicidio, e non svolsero nessuna indagine. La Procura di Palermo aprì però una indagine per omicidio e, tramite rogatoria, sentì diversi testimoni tra cui la moglie della vittima. Non avendo individuato elementi utili a proseguire l’inchiesta, chiese l’archiviazione. Una scelta non condivisa dalla Procura generale che ha avocato il caso e disposto la riesumazione del corpo.