Palermo: famiglia «prigioniera» in casa da dieci giorni, attendendo l’esito del tampone

Dopo dieci giorni , nonostante i solleciti fatti all’Asp, l’esito non si conosce ancora. «Nell’attesa siamo in isolamento fiduciario, e nella famiglia si è bloccato tutto»

A Palermo c’è una intera famiglia che è costretta a stare in isolamento fiduciario, «prigioniera» nella sua casa, perché l’Asp non fornisce l’esiro del tampone fatto a Carlotta,  una bambina di 4 anni. Il 15 settembre la piccola  si è svegliata con la febbre altissima, sopra 39. La mamma, Claudia Palmeri, considerando che la piccola frequenta un nido privato e non essendo ancora periodo di influenza, come riportato da repubblica.it,  ha chiamato subito la pediatra per avvisarla. La dottoressa ha attivato l’Asp per chiedere  il tampone, come previsto dai protocolli.  «Ma l’Asp è venuta a casa nostra a fare il tampone solo cinque giorni e dopo diversi solleciti» ha denunciato la mamma della bambina. 

DOPO DIECI GIORNI NON SI HA L’ESITO DEL TAMPONE.

Non solo. Ancora oggi, dieci giorni che l’esame è stato effettuato, non si conosce l’esito dell’esame. «Nell’attesa ─ dice la signora Palmeri ─ siamo in isolamento fiduciario. Perché siamo persone responsabili, ma è inaccettabile che l’Asp non prenda atto che il sistema che ha in messo in piedi non funziona». Di conseguenza, lei che si occupa  di recupero crediti sta lavorando da casa in smartworking,  e il marito non può andare in ufficio. I due figli più grandi, che oggi avrebbero dovuto cominciare la scuola, sono costretti a rimanere a casa. «Ma la cosa più grave è ─ ha continuato a denunciare la signora ─,  che nell’attesa del risultato del tampone è stata sospesa l’assistenza domiciliare a mio padre, che è immunodepresso e dializzato. La società che lo assiste con professionalità, non può rischiare il contatto con un possibile positivo».

LA PEDIATRA: «SISTEMA IN TILT»

«Il sistema è già in tilt ─ dice la pediatra Milena Lo Giudice che assiste anche altre tre famiglie che attendono da giorni il tampone ─.  Se vogliamo fermare l’epidemia dobbiamo avere gli esiti in un giorno, non in dieci. La Regione faccia come il Piemonte dove i pediatri inseriscono i nome dei bimbi su un portale e in 24-48 ore hanno tampone e risultato. Non è possibile che l’unica alternativa sia fare l’esame in un laboratorio privato».