Teatro Massimo di Palermo, lavoratori in stato d’agitazione: “Si rispettino adempimenti contrattuali”
La lettera delle segreterie aziendale e provinciale del Libersind Confsal inviata al Sovrintendente della Fondazione Marco Betta e al direttore esecutivo Paolo Rizzuto
“È da gennaio 2022 che è scoppiato il problema della sostenibilità economica. E, nonostante due assestamenti di bilancio, l’ultimo nel mese di settembre 2022, il problema si ripresenta”. Inizia così la lettera che le segreterie aziendale e provinciale del Libersind Confsal che operano al teatro Massimo di Palermo hanno inviato al Sovrintendente della Fondazione Marco Betta e al direttore esecutivo Paolo Rizzuto. Si annuncia così l’inizio dello “stato di agitazione”, a seguito di una lettera firmata dallo stesso Betta che rimanda “a dopo la verifica della sostenibilità economica” e a una non bene identificata data – che potrebbe arrivare anche al prossimo anno – la possibilità di rispettare gli impegni economici previsti nel contratto con i lavoratori.
Teatro Massimo, lavoratori in stato d’agitazione
“A nulla sono serviti – si legge nella lettera resa pubblica da Libersind – il contributo del Comune, i finanziamenti confermati dalla Regione, il mantenimento, pari agli scorsi anni, del contributo Fus. I tagli impattano sempre e solo sui lavoratori, un assestamento di bilancio deve tenere conto degli adempimenti contrattuali, come disposti dalla normativa vigente, garantire l’ordinario, ovvero i salari con tutti gli istituti riconosciuti. Evidentemente la Fondazione ha difficoltà nella gestione delle risorse, umane ed economiche: ci sono capitoli di spesa sul bilancio d’assestamento che lievitano, altri che si contraggono costantemente. Sul personale si centellinano giorni di scrittura, non vengono ottemperati obblighi contrattuali, poi si assumono figure esterne e le consulenze si impennano”.
“Se Codesta governance con Comunicato del 29 novembre 2022, a firma del Sovrintendente, non può adempiere agli obblighi contrattuali ne deriva che il bilancio verrà chiuso in attivo solo grazie ai soldi sottratti ai dipendenti. Già il teatro alla Scala e il Comunale di Bologna hanno dichiarato lo sciopero per il mancato adeguamento dei salari all’inflazione, per il Contratto collettivo nazionale di lavoro scaduto da 20 anni, per la contrattazione di secondo livello bloccata, in assenza di accordi per sostenere i redditi dei lavoratori”.
“Per tutte le problematiche richiamate, in attesa di evidenza amministrativa sulla sostenibilità economica e sulla reale capienza del Teatro Massimo, l’assemblea degli iscritti al Libersind Confsal ha votato all’unanimità lo stato di agitazione. Il sindacato si riserva di manifestare il dissenso dei lavoratori secondo tutte le prerogative sindacali accordate dalla legge”.
Lo stato di agitazione, fanno sapere da Libersind, continuerà a tempo indeterminato. “Si andrà avanti con varie forme di protesta, fino alla concreta evidenza di un bilancio sano e del pagamento di quanto dovuto ai lavoratori”.
Foto da ufficio stampa
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