«Pronto, Mario Draghi sono! Dovete rispettare l’Italia: garantisco io»

Il premier ha superato con una telefonata le osservazioni della Commissione europea, ed in Italia ha risolto anche i dissensi della maggioranza

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Domani il Recovery Plan approda in Parlamento, ma sul questo documento ci sono state tensioni in Italia e in Europa. Sul fronte nazionale all’interno della maggioranza ci sono stati dissensi su molti argomenti. Ma soprattutto c’era da risolvere una questione più importante . C’erano da eliminare le osservazioni della Commissione europea su alcuni punti del Piano. A questo ci ha pensato il premier Draghi, con una telefonata alla presidente della commissione europea Ursula Von Der Leyen. «Non credo che dobbiamo fornire ulteriori spiegazioni ─ le ha detto ─. Dovete rispettare l’Italia, garantisco io». È il tardo pomeriggio d’ieri quando Mario Draghi, dopo una estenuante trattativa con la sua maggioranza e con la Commissione europea, ha preso una decisione: ha alzato la cornetta e ha chiamato la Von Der Leyen.

«NON POTETE CHIEDERE UTTO E SUBITO»

Ha chiuso così la partita sul Recovery Plan, spendendo tutta la sua autorevolezza. Lo stop di Bruxelles al via libera, non era sulla gestione dei soldi, su come si spenderanno gli oltre 220 miliardi del Recovery. Ma sulle riforme. Quella della pubblica amministrazione, quella della Giustizia, su come combatteremo il lavoro nero, sulla concorrenza e sulle liberalizzazioni. «Non potete chiedere tutto e subito ad un Paese con l’economia in difficoltà», ha spiegato Draghi alla Von Der Leyen , mettendo in rilievo come rispetto alla bozza precedente, quella formulata dal governo Conte, le pagine dedicate alle riforme sono passate da uno a quaranta. Dunque il premier ha chiesto fiducia non solo nel suo esecutivo, ma ha chiesto anche di apprezzare lo sforzo per avere riscritto in poco tempo il Piano. Ed ha ottenuto il via libera.

LE RICHIESTE DI UNA PARTE DELLA MAGGIORANZA

Nelle stesse ore il premier ha affrontato anche la sua maggioranza. Con la richiesta del Movimento 5 Stelle e poi anche del Pd e di Forza Italia di prorogare fino al 2023 l’“Ecobonus per l’edilizia”. Non entrerà fra le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma nella prossima Legge di Bilancio. Questa la mediazione trovata. In nottata è arrivato anche il via libera del Consiglio dei Ministri, e quindi il Documento domani e dopodomani è pronto peraffrontare la valutazione del Parlamento. Prima di essere recapitato ufficialmente a Bruxelles. Tutto bene quel che finisce bene? Non per Fratelli d’Italia. Per il partito guidato da Giorgia Meloni, il semaforo verde della Commissione europea è arrivato prima della discussione del Parlamento italiano. «Nessuno di noi ─ ha detto ─, ha visto il testo che sarà votato martedì. La democrazia, la costituzione, la sovranità del parlamento ─ ha denunciato la Melonisono stati buttati nella discarica».