In Thailandia protesta contro la chiusura dei siti porno

Il Governo locale ha deciso di oscurare 190 siti hard

In Thailandia il Governo ha deciso di chiudere 190 siti porno. Una scelta che ha scatenato la protesta di tante persone: nella capitale Bangkok si è svolta una manifestazione, alla quale in molti hanno partecipato invadendo le strade della città con cartelli e striscioni.

La decisione di chiudere i siti hard insieme anche ai portali di scommesse sportive deriva dal fatto che in Thaliandia una legge del governo definisce illegali questi due settori sul web, definendoli dei «crimini informatici».

Nel Paese asiatico già da mesi, quotidianamente, si svolgono manifestazioni di studenti contro la monarchia e l’esercito. Il primo ministro Prayut Chan-o-cha ha preso il potere della Thailandia sei anni fa con un colpo di stato, da questa estate gli studenti giornalmente scendono in piazza per chiederne le dimissioni.

Le due diverse manifestazioni potrebbero unirsi, i protagonisti della protesta pensano che «la monarchia starebbe cercando di controllare cosa i giovani possono guardare, dire e fare online».

Tante le polemiche e le proteste sui social: l’hashtag #SavePornhub è tra i più digitati. Il famoso sito hard mondiale Pornhub in Thailandia si piazza tra i venti portali più visitati.

La popolazione ha fatto sapere che le proteste continueranno e che non sono disposti a trovare un’intermediazione con il primo ministro