30mila tifosi in piazza ma teatri chiusi, il soprano: “Serve un protocollo”

Il settore dello spettacolo è sempre più in crisi

soprano

Nel pomeriggio di ieri, a seguito del conseguimento dello scudetto da parte dell’Inter, i sostenitori della quadra nerazzurra si sono riversati in massa a Piazza Duomo a Milano. Circa 30 mila persone hanno invaso le strade del capoluogo lombardo, incuranti di distanziamento e in molti anche senza mascherine, per celebrare la conquista del diciannovesimo titolo dei meneghini. La notizia ha fatto molto scalpore, in modo particolare se vista dalla prospettiva di chi, a causa delle chiusure imposte dal governo nazionale, non lavora da più di un anno. Come i professionisti del settore spettacolo, tra cui il soprano Desirèe Rancatore, che ha pubblicato sulla sua pagina facebook una foto esplicativa del confronto tra chi è libero di andare in strada senza precauzioni e chi invece vede snaturato il proprio lavoro a causa della carenza di impegni e di assenza di pubblico in sala.

Foto pubblicata sul profilo di Desirèe Rancatore

Sono arrabbiata per l’incoerenza. – Ci dice il soprano – Non mi sogno di fare paragoni perché uno è spazio chiuso e uno aperto. Però bisognerebbe fare una profonda riflessione sugli assembramenti in strada o sulla confusione che vediamo nei centri commerciali. Si chiedono: ‘Che facciamo, mandiamo l’esercito?’ Ma come si mandano i controlli per strada o alle manifestazioni, si sarebbe potuto fare anche ieri con queste persone che non sono state né pacifiche né disciplinate. Di contro le manifestazioni dei ristoratori e degli operatori dello spettacolo sono state sempre ordinate. Non me ne voglia il mondo del calcio, per carità, ma ieri era un delirio.

Si possono vedere le scene di ieri a Milano e di contro un nulla cosmico per il settore spettacolo? – Afferma Desirèe Rancatore – Servirebbe una grande discussione che porti ad un protocollo cultura per un comparto che è stato azzerato.

Non si possono chiudere posti di cultura con lo spauracchio del contagio quando in realtà questa estate su 350 mila spettatori c’è stato un positivo. Stiamo parlando di teatri, entrate contingentate, presidiate da maschere e con controllo di temperature. Nei teatri si potrebbero molto meglio rispettare le distanze, e quando lo si è fatto non ci sono stati contagi. L’unica cosa che si deve fare, per gli addetti ai lavori, sono dei tamponi ogni 3 giorni; così abbiamo fatto a Trapani in occasione dello ‘Stabat Mater’. Di certo non si possono mettere 200 persone in un teatro che ne contiene 2000.

UN SETTORE AL COLLASSO

La Spagna per esempio non ha mai chiuso, i teatri sono rimasti sempre aperti, non con 200 posti ma con 1000. Mi chiedo perché in Italia non si sia fatto un protocollo cultura per salvare un reparto che è al collasso. Anche Fedez ieri ha lanciato un messaggio che riguarda tutto il comparto spettacolo. Noi artisti non lavoriamo da un anno, a parte qualcosa saltuario e poco remunerato. Ora c’è pure la scusa covid per abbassare il cachet. Il Governo Conte aveva stanziato dei ristori, – prosegue il soprano – ma non sufficienti per sopperire al lavoro perso. Colleghi con redditi inferiori ad una certa cifra hanno preso qualcosa; di contro, chi superava un determinato reddito no, a fronte comunque di perdite economiche di un certo livello.

C’è stata una piccolissima parte che ha continuato a lavorare con lo streaming.- specifica Rancatore – Anche io ho fatto un concerto a Livorno senza pubblico, e ho notato l’enorme differenza. A noi è come se ci mancasse un braccio senza pubblico. Poi ho fatto questo bellissimo ‘Stabat Mater’ a Trapani, per cui i creativi si sono dovuti ingegnare per fare qualcosa che potesse rinnovare ed andare bene per i mass media. Cosa che può risultare utile per un futuro, ma lo spettacolo dal vivo è dal vivo.

Non so in che tempi potremo tornare alla normalità. – Afferma il soprano – Spero che con i vaccini si possa ritornare presto tranquilli. Piano piano nelle zone gialle i teatri riapriranno, ma non sarà mai paragonabile a ciò che si è visto ieri a Piazza Duomo. Però queste incoerenze potrebbero riportare ad un picco di contagi, lo stesso che ha portato la Lombardia, visto l’esempio, alla chiusura della Scala. Così un comparto che poteva avere finalmente un po’ di speranza, potrebbe incorrere in nuove chiusure.

“IL NOSTRO È UN MESTIERE, NON UN HOBBIE”

Il nostro non è un hobbie, è un lavoro. È anche la nostra passione, ma ciò non toglie che sia un lavoro con cui viviamo. Questo deve essere chiaro anche ad alcune persone che la pensano diversamente. Qua si parla di professionisti dello spettacolo. Abbiamo un’associazione che ci rappresenta, Asso Lirica che si sta battendo per far capire ad una classe politica che spesso fa finta di non capire che siamo una categoria molto importante che paga anche delle sonore tasse.