Vietato l’uso di TikTok ai dipendenti della Commissione Ue. A motivare la decisione ragioni di “sicurezza informatica”. Il board del corporate management ha deciso di sospendere l’uso dell’applicazione made in China sui dispositivi mobili aziendali e sui dispositivi personali registrati nel sistema degli apparati mobili.
“La misura è in linea con le nostre rigide politiche interne di sicurezza informatica per l’utilizzo di dispositivi mobili. Integra i consigli di vecchia data al personale per applicano le migliori pratiche nell’uso dei social e mantenere un alto livello di consapevolezza informatica nel loro lavoro quotidiano. La misura è volta a proteggere la Commissione contro minacce e azioni di cybersicurezza”. Così ha dichiarato la portavoce Sonya Gospodinova.
Una mail del servizio di sicurezza informatica ha provveduto, dunque, ad informare i dipendenti della Commissione europea. L’applicazione dev’essere disinstallata non oltre il 15 marzo. Chi non dovesse rispettare la richiesta vedrà sospesi i servizi corporate di email e Skype for Business.
“La Commissione europea è un’istituzione e come tale ha un forte focus sulla protezione della sicurezza informatica ed è su questo che abbiamo preso questa decisione”, ha spiegato il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton. “Siamo estremamente attenti a proteggere i nostri dati”, ha aggiunto affermando che la decisione è stata presa dal commissario Ue Johannes Hahn.
Dal canto suo la nota piattaforma social ha definito la decisione “sbagliata”. “Siamo delusi da questa decisione, che riteniamo sbagliata e basata su pregiudizi – recita un comunicato -. Abbiamo contattato la Commissione per mettere le cose in chiaro e spiegare come proteggiamo i dati dei 125 milioni di persone che sono su TikTok ogni mese in tutta l’Ue”.
“Stiamo continuando a migliorare il nostro approccio alla sicurezza dei dati – prosegue la nota – anche attraverso la creazione di tre data center in Europa per conservare i dati degli utenti a livello locale, riducendo ulteriormente l’accesso ai dati da parte dei dipendenti e minimizzando il flusso di dati al di fuori dell’Europa”.