Proseguono i disagi legati alla gestione di “Tirrenia-Cin”. Il gruppo Onorato, nonostante un’ingente situazione debitoria, rimane ancora al comando della compagnia navale, rilevata nel 2015. Ma i debiti non sono l’unico problema a cui devono far fronte l’imprenditore Vincenzo Onorato ed il figlio Achille, già proprietari della “Moby”, i cui “affari interni” con “Cin” hanno destato non pochi dubbi e sono tuttora soggetti a verifiche.
A fare le spese di tutto ciò sono i dipendenti, come ci racconta in forma anonima uno di loro. “La tanto decantata legge 271 sulla sicurezza sul lavoro per noi non viene applicata. A cominciare dagli orari di impiego, che rasentano il crimine contro l’umanità, e non sto esagerando. Soprattutto in questo periodo sosteniamo un minimo di quindici ore, arrivando spesso a farne anche 18 o 19, con la totale indifferenza di chi comanda e la compiacenza dei commissari; e se chiedi di effettuare l’orario di servizio sei additato come un rivoluzionario da tenere alla larga. A questo aggiungiamo le palesi minacce che subiscono soprattutto coloro che hanno un contratto a tempo determinato.
Inoltre – prosegue il marittimo – parlano tanto di norme anti-covid ma puntualmente non fanno niente , solo sceneggiate. D’altra parte, se si volessero applicare le normi riguardo l’igiene e la disinfestazione la nave nemmeno potrebbe partire. Quindi fanno finta che tutto vada bene e chiudono gli occhi, e se qualcuno vuole fare qualcosa viene accusato presso la direzione di fare ostruzionismo e di danneggiare il regolare servizio della nave.
“Per non parlare di rimborsi spese e viaggi, arretrate e correnti, bloccate da un anno. – Prosegue il dipendente Tirrenia – Anticipiamo , anticipiamo e ancora anticipiamo senza avere rimborso. Secondo alcuni esperti ciò non è regolare, non possono farlo; per questo ci stiamo muovendo per vie legali , il tutto sempre con l’assenso dei sindacati. Però sul resto delle spese, anche quelle accessorie, non ci sono limiti. Continuano ad arrivare ad esempio quintali di riviste, da apporre una in ogni cabina, nonostante l’imposizione anti-covid di non utilizzare il cartaceo. Si tratta di materiale pubblicitario, che procura all’azienda ricavi, di cui noi però non vediamo un centesimo.”
Per quanto riguarda i pasti ci spetterebbe un’ora di tempo per consumarli. – Sottolinea il marittimo Tirrenia – Invece mangiamo in maniera fugace, e chi osa stare seduto più di un quarto d’ora viene puntualmente minacciato e persino bullizzato dal commissario. Peraltro il cibo è di pessima qualità, cucinato male e servito senza una benché minima attenzione riguardo le norme igieniche ed anti-contagio. I nostri alloggi sono fatiscenti, angusti e strutturalmente a pezzi. Siamo costretti a stare in cabine da condividere in due o in alcune navi anche in quattro. Il tutto con la compiacenza dei sindacati, capi servizio e commissari, che non fanno niente per tutelare neanche un minimo i lavoratori. Anche questo contrariamente a quanto la legge afferma, ovvero che dovremmo avere un dignitoso trattamento riguardo vitto e alloggio.
A tal riguardo, a tutela dei lavoratori sono intervenuti anche i sindacati di ruolo. “Prendiamo l’esempio della Moby Tommy, a noleggio da Moby a Cin, in pratica denaro di Stato che dalla tasca di destra va a quella di sinistra. – Esordisce Franco Montano di “Orsa Marittimi” – Ci sono alloggi equipaggio dove stanno predisponendo cabine con tre o quattro letti, a dispetto di ogni Dpcm e di una esplicita direttiva Usmaf. I lavoratori marittimi si sono visti minacciati di sbarco dopo la loro lecita e giusta protesta, che è sfociata in capitaneria di porto a Civitavecchia. Il vero paradosso che su questa nave il comandante detta legge con modi molto discutibili, con l’avallo della società. In mezzo a tutte queste disavventure che stanno vivendo questi lavoratori – conclude Montano – c’è sempre uno Stato assente nonostante le nostre missive e denunce inviate presso i vari Ministeri”.