Torri Gemelle, l’uomo che tiene viva la memoria delle vittime italiane

Quel tragico 11 settembre 2001 morirono 2.977 persone, fra queste almeno 218 erano italiane. L’intervista esclusiva all’uomo che da ormai 20 anni si dedica alla ricerca dei nomi di queste vittime. “Voglio mantenere viva la loro memoria”

vittime

Era un martedì quell’11 settembre del 2001 in cui i terroristi di Al Qaida fecero schiantare due aerei Boeing 767 nel complesso (World Trade Center), uno contro ciascuna delle Torri Gemelle, in un attacco terroristico coordinato. Dopo aver bruciato per 56 minuti, la Torre Sud crolló, seguita mezz’ora dopo dalla Torre Nord. Nel grande ammasso grigio di ferro, ceneri e detriti si intravide il massacro. In questa immensa fossa comune dove c’erano migliaia di vittime, almeno 218 erano italiani e italo-americani. Giulio Picolli è un italo americano che ha dedicato, negli ultimi vent’anni, la sua vita ad un’impresa. Quella di rintracciare tutte le vittime di quel terribile attentato. I nomi da lui raccolti, ad ogni anniversario, vengono letti in una cerimonia al Consolato generale di New York. Picolli ha continuato i suoi sforzi per ritrovare altri nomi da aggiungere alla lista. Quest’anno, per l’anniversario dei vent’anni dal tragico attentato terroristico, la lista dovrebbe essere finalmente completata. 

Com’è nata l’idea di raccogliere tutti i nomi delle vittime italiane ed italo-americane morte durante l’attentato?

“Iniziò tutto la sera del 13 settembre, mentre guardavo un notiziario. Il conduttore di un programma disse “meno male che non ci sono vittime italiane”. “Subito mi arrabbiai”, racconta Giulio Picolli raggiunto telefonicamente dalla redazione di PalermoLive.it. “Siamo tantissimi gli italiani nell’area metropolitana di New York, era assurdo pensare che non ci fossero delle vittime”.

Picolli decise allora di raccogliere i nomi. Dalle autorità, americane e italiane, non ha avuto nessun aiuto, in nome della tutela della privacy. Così si è messo al lavoro da solo, partendo da un elenco (pubblicato dopo circa 7 mesi) delle vittime pubblicato dal New York Times. In una prima scrematura ha individuato 480 nomi che potevano avere un cognome o un nome di origine italiana, poi è sceso a 215 (al 31 di agosto) la cui origine era certa al 95%. “Il tutto tramite ricerche sui giornali e chiese” – sottolinea Picolli. Mano a mano che il lavoro di Picolli venne diffuso, i parenti delle vittime (ancora non menzionati) lo cercarono e gli segnalarono i propri cari.

LA LETTURA DEI NOMI, LA REAZIONE DEI PARENTI DELLE VITTIME ITALIANE

“La loro reazione è stata di gratitudine. Qualcuno si è ricordato dei propri cari. Mi hanno ringraziato perché ho combattuto per una lapida che è stata posta all’interno del Consolato”.

Quel terribile giorno, proprio lì, morì anche il “figlioccio” di Picolli, nato e cresciuto nella casa di Giulio. Si chiamava Luigi Gino Calvi, un 34enne di Napoli che lavorava in un’importante banca d’affari.

Si ricorda cosa stava facendo quel terribile 11 settembre del 2001?

Mi ero appena svegliato, stavo per farmi la barba, quando all’improvviso mi arrivò una chiamata da mia sorella... Mi chiedeva cosa stesse succedendo a New York. Ma io non sapevo nulla. Appena ho acceso la tv sono rimasto basito. All’inizio non riuscivo a rendermi conto, poi ho preso coscienza. Inizialmente si pensava ad un attacco aereo da una nazione qualsiasi. Una guerra… Non un attentato terroristico“.

LA CERIMONIA IN ONORE DELLE VITTIME

Oggi al Consolato si terrà, come ogni anno, una cerimonia davanti alla scultura che ricorda le vittime. Un monumento alla memoria che Picolli ha fortemente voluto, chiedendolo pubblicamente all’allora presidente della Camera Pier Ferdinado Casini, in occasione di una sua visita. Picolli, che è “Coordinatore delle vittime italiane dell’11 settembre”, distribuirà, inoltre, dei cofanetti con distintivi della polizia di New York, personalizzati con i nomi delle vittime e la scritta “Never Forget 2001-2021”. Quest’anno, però, a causa della pandemia da Covid-19, alla cerimonia saranno presenti solamente 25 famiglie delle vittime. “Alle altre la consegnerò io personalmente nel prossimo mese” – conclude Picolli.