Totò Lentini sulla mancata nomina ad assessore: “Mia moglie la proposi solo per il suo curriculum di elevata professionalità”

La precisazione del deputato regionale e coordinatore della lista “Alleanza per Palermo”.

Totò Lentini

Che Totò Lentini sia rimasto male per la mancata nomina come assessore nella Giunta Lagalla non è un mistero. Lui stesso lo ha dichiarato subito l’annuncio dei nuovi assessori, accusando il primo cittadino di non aver rispettato “gli accordi. Questo vuol dire che non ha bisogno di noi”. 

É sotto gli occhi di tutti i palermitani – ha continuato – che il patto elettorale (che prevedeva un assessore ogni 3.5% di consenso, ndr) è stato tradito. Se poi si diventa sindaco e si dimentica tutto…”. Il deputato regionale e coordinatore della lista “Alleanza per Palermo” ha fatto anche mea culpa sulle amministrative dello scorso giugno. “Ai miei ho detto che non mi perdonerò mai di essermi ritirato dalla corsa a sindaco. Morirò con questo rimpianto. Ho commesso un errore gravissimo”.

LENTINI: “MI FU CHIESTO DI INDIVIDUARE PROFILI PER LA GIUNTA”

L’obiettivo di Lentini, però secondo quanto riportato da alcuni giornali, era quello di riuscire a fare entrare la moglie e sabato scorso avrebbe ottenuto una promessa dallo stesso sindaco di Palermo. Il deputato regionale ha voluto fare delle precisazioni: “Alcuni giornali hanno fuorviato le mie dichiarazioni sulla mancata attribuzione di un assessorato alla lista che ho presentato alle scorse elezioni per il consiglio comunale a sostegno dell’attuale sindaco Lagalla – ha detto a Palermo Live -. Voglio precisare che all’indomani dell’esito mi fu chiesto di indicare nomi di alto profilo per la composizione della giunta. Individuai due professionisti, un ingegnere ed un economista che per motivazioni che non ho voluto approfondire mi dissero di non volere fare parte di una giunta presieduta da Roberto Lagalla.

Il nome della moglie uscito fuori per caso: “Successivamente mi fu chiesto di indicare una donna dal comprovato curriculum, perché c’era la necessità di avere almeno quattro donne in giunta. Pensai a mia moglie solo ed esclusivamente perché ha un curriculum di provata ed elevata professionalità e perché presidente della compagine politica Alleanza per Palermo. Ho precisato però che il suo incarico doveva avere una durata di pochi mesi in attesa di potere completare una ricognizione per individuare un’altra donna di analoghe capacità. Appare del tutto fuori luogo a mio avviso ridurre ad un mero esercizio nepotistico quanto riportato da alcune testate che si sono astenute dall’evidenziare con gli stessi toni utilizzati con il sottoscritto come in giunta siano stati nominati parenti di primo grado di altri esponenti politici”.