Sempre più spesso in Italia si parla di sovraffollamento carcerario, una vera emergenza che riguarda molte carceri italiane, ma la situazione può variare da istituto a istituto. Ad esempio, il sovraffollamento è più accentuato negli istituti penitenziari per adulti, dove la popolazione carceraria supera spesso la capacità massima delle strutture. Tuttavia, anche le carceri minorili possono affrontare situazioni simili, sebbene in misura più contenuta.
Siamo stati al carcere minorile Malaspina di Palermo, dove quotidianamente i ragazzi detenuti affrontano ‘sfide’ legate al loro percorso di rieducazione, impegnandosi in varie attività formative (dal teatro ai corsi professionali per imparare l’arte di alcuni mestieri) e praticando sport, potendo anche usufruire di una piscina semi olimpionica tutta per loro.
Ne abbiamo parlato insieme all’europarlamentare Caterina Chinnici, già Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Palermo. “Indubbiamente il tema del sovraffollamento riguarda non solo le strutture per adulti, dove in alcune carceri è davvero importante, ma anche gli istituti penali minorili, ovviamente in misura di gran lunga inferiore. In Italia abbiamo 17 istituti penali per i minorenni e il sovraffollamento si registra in 7 strutture, sottolineando quindi un fenomeno molto più limitato”.
L’onorevole Chinnici continua commentando in cosa consistano le soluzioni da dover adottare in ciascun istituto, sottolineando l’importanza della funzione rieducativa dei giovani detenuti. “Si tratta di un fenomeno che esiste e che va affrontato dotando gli istituti minorili del personale necessario per supportare il percorso detentivo dei ragazzi, quindi tutte le figure professionali. In particolare, la polizia penitenziaria, il primo riferimento del minore anche nel momento della reazione alla condizione di detenzione, della privazione della libertà difficile da sopportare soprattutto per i minori. Il tema va affrontato anche per quanto riguarda una attenta distribuzione della popolazione carceraria, cioè dei minori detenuti nelle strutture del territorio. Ma quello che per me è fondamentale è tenere bene a mente la funzione della detenzione, che non è soltanto pena e punizione, ma percorso di recupero e di rieducazione finalizzato al reinserimento della collettività.
È necessario occupare il tempo della detenzione con lo studio, con iniziative di formazione, con lo sport! Qui al carcere Malaspina di Palermo c’è una bellissima piscina dedicata solo ed esclusivamente ai ragazzi, perché è anche attraverso lo sport che si trasmette il senso delle regole, dell’impegno, del lavorare insieme per raggiungere un obiettivo comune. Nondimeno è importante far comprendere al ragazzo, attraverso la detenzione, il disvalore del reato, dell’atto commesso, comprendendo la sofferenza delle vittime attraverso una serie di iniziative di mediazione ben coordinate e ben organizzate, limitando se non azzerando la recidiva, facendo così in modo che l’istituto penale minorile non sia solo punizione ma occasione di rieducazione e di recupero“.