Una transessuale di 55 anni ha raccontato ad un cronista del Giornale di Sicilia di avere subìto al Policlinico di Palermo umiliazioni e derisioni. Nei giorni scorsi è dovuta andare nell’ospedale palermitano perché affetta da una grave malattia. Arrivata al pronto soccorso, sostiene che non avrebbe avuto una buona accoglienza. Le avrebbero detto, in maniera cruda: «Arrivò u frocio, ‘u puppu». E poi: «Frocio, mettiti ‘dda». La trans, non avendo gradito l’accoglienza, ha chiamato la redazione del quotidiano palermitano, ed a un cronista che l’ha incontrata ha raccontato la sua avventura. «Non ho mai fatto certe cose ─ ha detto ─, non mi prostituisco. Vivo una vita normale in un corpo che non mi appartiene. Ma non posso essere trattata cosi, io e tante altre come me».
La transessuale soffre di una serie di pesanti patologie, e, allarmata da forti dolori e da sudorazione anomala, su consiglio dei familiari, era andata al pronto soccorso. Ha raccontato al giornalista di essere stata immediatamente e ripetutamente oggetto di risate e sfottò da parte di barellieri e di persone in camice bianco, che transitavano nei paraggi. Ha detto che prima di essere visitata, era stata chiusa in una stanza adiacente al triage. E da lì sentiva gli sfottò provenienti da dietro le vetrate. Avrebbero partecipato anche donne del personale sanitario. Ha detto che quando è stato disposto il suo trasferimento al reparto di medicina generale, c’è andata da sola e senza assistenza. E lì avrebbe ricevuto ancora violenza verbale. Sfrontata e senza limiti, secondo la sua versione. Ha specificato che mentre attraversava il corridoio, un operatore sanitario del Policlinico le avrebbe infatti rivolto certi insulti che non vale la pena ripetere. Per poi aggiungere: «Picciotti, un sulu chistu è malato, ma ora n’amu a scantari».
Il Policlinico ha cercato di ridimensionare quanto accaduto. Ha escluso le volgarità del personale, ma ha ammesso il «fraintendimento», dovuto al nome del documento di identità, che era quello di un uomo, mentre la trans aveva l’aspetto di una donna. La direzione del Policlinico ha riportato la versione raccolta dal professor Antonino Tuttolomondo, direttore dell’unita operativa di medicina complessa con stroke care: «Non vi e stata alcuna derisione da parte del personale in turno, che, comprese le esigenze della persona, si e attivato per cercare di rispettare al meglio le sue necessita. Il fraintendimento ─ ha detto Tuttolomomdo ─ si e determinato in fase di accesso quando il paziente, anagraficamente di sesso maschile, e stato chiamato e identificato secondo le informazioni riportate nel documento di identità. Ciò ha generato malcontento e il personale, una volta resosi conto della situazione, si e anche scusato. Il paziente e rimasto ricoverato per circa 2 ore perché ha poi firmato autonomamente le dimissioni».
Di quanto affermato dalla direzione del Policlinico, la trans ha confermato solo quest’ultima parte. «Tra gli sfottò di pazienti e personale sanitario – ha detto la 55 enne – ho lasciato il reparto di medicina generale di mia volontà, firmando le dimissioni. Un medico donna mi aveva pure diagnosticato una grave malattia che non ho, ma gli altri ricoverati hanno sentito e hanno reagito, presi da panico e ira. Non ne potevo più, ho preferito andarmene».