Il mancato accordo tra Rinascente e Fabrica immobiliare sulla rimodulazione del canone d’affitto, per i 200 dipendenti dell’azienda è stata un vera e propria doccia gelata. La soluzione negativa dell’incontro ha rappresentato in effetti come una ufficializzazione della più che probabile chiusura della filiale di via Roma del grande magazzino. In effetti il giorno che dovrà decidere la permanenza di Rinascente a Palermo o la sua scomparsa dal capoluogo siciliano è fissato per domani 23 ottobre, ed i lavoratori e lavoratrici in bilico, in vista di queta importante scadenza, non vogliono lasciare niente d’intentato.
LETTERA AL MINISTRO, AI DIRIGENTI, AL SINDACO E ALLA FABRICA
Ed hanno scritto una lettera indirizzandola al ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, ma anche ai vertici dell’azienda, al sindaco Leoluca Orlando, all’Inarcassa che possiede l’edificio e alla società Fabrica Immobiliare che lo gestisce. Potrebbe essere l’ultimo atto di questa dolorosa vicenda. Ecco cosa è scritto nella lettera:
“È ormai chiaro che gli unici soggetti deputati a risolvere positivamente la vertenza non hanno una reale volontà a raggiungere un’intesa e quindi assicurare continuità lavorativa a ogni singolo lavoratore che opera all’interno della filiale palermitana”. Spiegano che questa è una constatazione che arriva “nonostante l’impegno profuso e il senso di responsabilità concretamente mostrato da tutte le istituzioni nazionali e comunali, coinvolte attivamente e concretamente al fine di scongiurare la definitiva chiusura della Rinascente di Palermo”.
DISPOSTI A SACRIFICARE PARTE DELLA LORO RETRIBUZIONE
Ed ecco annunciare la loro scelta, per “dimostrare cosa sia un vero esempio di volontà e determinazione”. Nella lettera al ministro Catalfo viene spiegato che “nell’attesa del prossimo incontro ministeriale, certamente decisivo per le nostre sorti, i lavoratori coinvolti rappresentano la disponibilità a voler sacrificare parte della loro retribuzione, per tutta la durata del contratto di affitto, al fine di concorrere alla riduzione di un terzo del divario che separa il raggiungimento della somma richiesta da Fabrica Immobiliare”. Aggiungono che la loro decisione nasce dalla constatazione della rigidità delle posizioni assunte dalle parti, nella trattativa per sbloccare la vertenza.