Tre anni senza Folco Quilici: ci ha fatto viaggiare nei mari del mondo

Insuperabile narratore del “sesto continente”, intere generazioni sono cresciute con i suoi documentari e i
suoi racconti

fOLCO QUILICI

Folco Quilici

Assieme a Jacques Cousteau, Jacques Mayol e Enzo Maiorca, Folco Quilici è stato uno dei maggiori
responsabili della nostra passione verso quel “Sesto continente” da lui magicamente narrato
nell’emozionante racconto delle avventure vissute a bordo della motonave “Formica” in un meraviglioso
“Mar Rosso” popolato da squali, barracuda e migliaia di specie marine.

GRANDE DIVULGATORE

Scomparso a 88 anni nel febbraio di tre anni fa, Quilici è stato un saggista, regista e documentarista con
decine di documentari e libri al suo attivo, che ci hanno raccontato dei fondali di tutto il mondo e delle
esplorazioni nei posti più remoti del pianeta. E’ stato un precursore nella divulgazione della natura;
indimenticabile la serie di film realizzati per la serie “L’Italia vista dal cielo” tra il ’66 e il ’78 con spettacolari
immagini dall’elicottero e il commento di figure prestigiose come Mario Soldati, Cesare Brandi, Italo
Calvino, Ignazio Silone. Ma anche curatore e presentatore della trasmissione della Rai “Geo” fin dal lontano
1971, punto di riferimento per la divulgazione, presso il grande pubblico, dei temi naturali e ambientali.

Folco Quilici e la grande passione per il mare

LAVORI STRAORDINARI


La Treccani di lui dà questa definizione: “Ha posto al centro del suo lavoro il rapporto tra l’uomo e il mare e,
più in generale, tra storia e ambiente, attingendo, con freschezza descrittiva, a un genuino spirito
d’avventura e a un gusto favolistico”. Ed era proprio questo suo spirito d’avventura che così bene sapeva trasmettere che ci ha fatto appassionare ai suoi straordinari lavori: “Sesto continente”, “L’ultimo paradiso”, “Oceano”, “Fratello mare”, “Cacciatori di navi”; e i tanti romanzi come, per citare i più famosi, “Il mare dei Fenici”, “I miei mari”, “Il mio Mediterraneo”, “Mare rosso”. Almeno due generazioni sono cresciute con i suoi racconti, con il suo garbato modo di divulgare la natura. Ha unito padri e figli in una passione comune e ha fatto sognare chiunque, appassionato di mare, abbia visto i suoi documentari o abbia letto uno dei suoi libri.

UN RICORDO PERSONALE


Ho conosciuto Folco Quilici nel 1989, in occasione del suo progetto di catalogazione fotografica dei Beni
culturali siciliani promossa dal Ministero in quegli anni. Entrai a far parte della sua squadra quando la
fotografia era già una mia passione e da quel momento, grazie a lui, diventò anche un lavoro. Furono anni
intensi, fotografando reperti, musei, chiese, opere d’arte, monumenti, tutto il bello che esisteva in Sicilia.

Fu per me una scuola di fotografia sul campo di valore immenso. La vita mi portò a continuare il mio lavoro
nel mondo dei Beni culturali e quando mi si presentò anni dopo l’opportunità di lavorare per Sebastiano
Tusa alla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, la fotografia, sotto una nuova forma – quella
subacquea – diventò nuovamente la mia attività.

UNA GRANDE EMOZIONE

“Passarono gli anni, e una serie di casualità mi portarono a rincontrare Folco Quilici che era diventato partner nel nostro lavoro. E proprio qualche mese prima della sua scomparsa, come se per me si dovesse chiudere il cerchio di un discorso iniziato trent’anni prima, mi arrivò una mail di Folco che mi chiedeva alcune foto subacquee da inserire nel suo ultimo lavoro editoriale. Inutile cercare di descrivere l’emozione e anche un po’ l’imbarazzo. Inviai subito una ventina di scattisubacquei che lui selezionò, e in una mail di risposta mi scrisse: “Caro Salvo, mille grazie per l’invio dei fotocolor, tutti magnifici”.

L’ULTIMA OPERA DEDICATA ALLA SICILIA

Quel termine “fotocolor”, ormai desueto, mi fece tornare indietro nel tempo e mi fece provare un senso di
tenerezza verso un uomo d’altri tempi, avanti negli anni, che avevo considerato un gigante e che chiedeva a
me i “fotocolor” per un suo libro. Qualche mese prima della sua morte, mi arrivò il volume “Tutt’attorno la Sicilia – Un’avventura di mare”, suo ultimo lavoro interamente dedicato alla Sicilia e ai suoi fondali, e con grande orgoglio, sfogliandolo, vidi le foto che gli avevo inviato. Non ho avuto l’occasione di incontrarlo per ringraziarlo di persona, ma il ricordo di un grande narratore che ha incrociato, e in parte segnato la mia vita professionale, rimarrà indelebile”.