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Trevignano, il marito della santona: “Congiura del demonio, andati via perché aggrediti”

La veggente di Trevignano Romano, Gisella Cardia, e suo marito Gianni non sarebbero fuggiti. A Repubblica hanno dichiarato che sono stati costretti a trovare riparo in un posto protetto per difendere la loro incolumità fisica. Gianni Cardia, marito di Gisella alias Maria Giuseppa Scarpulla, ha detto: «È in corso un attacco del demonio contro di noi.  È stata creata una situazione di odio e di incitamento all’odio attraverso la diffusione di menzogne. Siamo stati aggrediti e io sto facendo denunce su denunce. Ce ne siamo andati per tutelarci. Non siamo scappati».

Ma intanto, oltre all’esposto presentato da un investigatore privato sulle “lacrime di sangue di maiale”, c’è anche la Guardia di Finanza di Colleferro che chiede il sequestro dei conti correnti della Onlus della santona, “La Madonna di Trevignano Romano”. Durante gli anni dei presunti miracoli, ci sono state tante donazioni per migliaia di euro, fra le quali una di 123 mila euro per la moltiplicazione di gnocchi e pizza. Adesso chi ha donato i soldi li rivuole indietro.

Le smentite del marito e dell’avvocato

Il marito di Gisella Cardia, a chi gli ha chiesto come mai la statuina pianga ogni mese, ha risposto: «Non è vero che la madonna piange ogni mese, non piange da due anni. Noi diciamo un rosario, la Madonna lascia un messaggio. Non piange il terzo giorno di ogni mese, sono tutte falsità che sono state scritte. La madonna ha pianto due anni fa lacrime di sangue, e poi non è accaduto più. Ho testimonianze di persone che possono dimostrare lei ha lacrimato qualche volta lacrime bianche per dare un segno agli scettici della sua presenza».

Secondo l’avvocato della donna, non siamo davanti a un caso «di abuso di credulità popolare, reato depenalizzato. Qui – ha spiegato il legale – si deve avere rispetto per la sensibilità e religiosità altrui. È legittimo credere come anche avere un atteggiamento scettico verso questo fenomeno, al pari di altri. L’importante è che non venga ferita la dignità di una persona, in questo caso di Gisella Cardia, e che non si dicano menzogne».

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Redazione PL