Complice probabilmente una maggiore superficialità nell’affrontare la pandemia, a Palermo sono stati i quartieri dello Zen, di Vergine Maria e dell’Arenella a far registrare la pià alta concentrazione di contagi da Covid-19. Troppa la gente per le strade senza mascherine, oltre che poco propensa al distanziamento sociale. Motivo per il quale l’impennata del virus è stata inevitabile. Soltanto adesso, seppur timidamente, sembra fare capolino un certo senso di coscienza e responsabilità sociale. Ma il fatto che si comincino a vedere i dispositivi sanitari non basta ancora, così come, allo Zen, sottolineano tanti genitori i cui figli frequentano la scuola I.C.S. Giovanni Falcone.
La loro, più che una risposta è un vero e proprio appello seguito all’intervista rilasciata a Tgr Rai Sicilia dalla preside Daniela Loverde e pubblicata sulla pagina Facebook dell’istituto. Riavvolgendo il nastro, la responsabile del plesso ha deciso di mantenere aperto l’Istituto “perchè la scuola in presenza per noi è fondamentale. Non solo da un punto di vista didattico ma anche da quello di sostegno motivazionale ed emozionale.” Tra casi di depressione, di autolesionismo e precoci gravidanze, la preside racconta le grandi difficoltà riscontrare a settembre a causa del mancato sostegno ai giovanissimi da parte della scuola Falcone.
“Oggi – precisa la Preside – stiamo riscontrando dei numeri abbastanza contenuti all’interno della popolazione scolastica, sia in termini di alunni che di personale. Stiamo facendo il possibile per rimanere aperti e per confinare le situazioni. Avendo visto che la vicina scuola Leonardo Sciascia ha dovuto chiudere per l’elevato numero di contagi, abbiamo chiesto all’Asp di fare uno screening e il primo sarà effettuato sabato pomeriggio. Per questo abbiamo fatto una convenzione con un laboratorio di analisi per pagare i tamponi ai nostri alunni”.
Tutto assolutamente encomiabile oltre che riconosciuto, se non fosse che la realtà della scuola Falcone allo Zen racconta anche altro. Ascoltando la testimonianza di tanti genitori infatti, sembrerebbe che le basilari regole anti contagio siano ben lontane dall’essere mantenute. Mascherine abbassate, continui contatti tra i bambini, via vai nei corridoi e tra le aule. Insomma, sono diverse le mamme che, insofferenti a tutto ciò chiedono la chiusura della scuola così come avvenuto per la Leonardo Sciascia. A farsi portavoce del malcontento generalizzato è Rosanna Riera, madre di tre bambini due dei quali frequentano proprio la Falcone.
“Siamo in tanti ad essere contrari alla riapertura delle scuole, a maggior ragione se non vengono assicurate le basilari regole anti contagio. Sono mamma di un bambino invalido al cento per cento che va in seconda media e non può portare la mascherina. Allo Zen la situazione dei contagi è ormai fuori controllo, e la paura per i nostri figli è davvero tanta.” Riguardo il provvedimento preso dalla scuola di effettuare sabato prossimo i tamponi, la signora Riera mostra perplessità.”Partendo dal presupposto che i tamponi non sono obbligatori, saranno in tanti che rifiuteranno di farlo. A quel punto trovare i positivi sarà molto difficile. In questa scuola manca un sistema di controllo degno di essere definito tale. Dispiace dirlo, in quanto la preside ci ha sempre aiutati, ma è proprio per questo motivo che non ci capacitiamo del perchè non faccia altrettanto adesso che il quartiere è assediato dal Covid. Basterebbe un pò di dad, almeno due settimane, il tempo di fare diminuire i contagi.”
Ma non sono tutti, tra i genitori, che la vedono allo stesso modo. “Che ognuno sia libero di pensarla come crede è giusto e ci mancherebbe – afferma Rosanna Riera. Quando però si tratta di salute bisognerebbe riflettere un pò di più. Tutti vorremmo la scuola in presenza, ma a patto che la situazione sanitaria si normalizzi. Ne va del benessere di tanti bambini, molti dei quali dalla salute cagionevole come il mio, oltre che di quella degli stessi insegnanti”.