Truffa con le auto di lusso: un sistema semplice ma quasi perfetto
Il sistema messo su dalla banda era semplice: le auto erano intestate a prestanomi, e poi furti,
risarcimenti.e reimmatricolazioni
L’operazione Dirty Cars, è culminata con 16 misure cautelari scattate tra Palermo, Villabate e Bagheria, che prevedono, , a vario titolo, associazione per delinquere finalizzata a furto, riciclaggio di auto di lusso e truffa in danno ad assicurazioni. L’organizzazione aveva studiato un sistema con un meccanismo quasi perfetto, dove ognuno aveva il suo compito. A partire dagli ideatori titolari di autosaloni, che si occupavano di acquistare, tra Napoli e Palermo auto di lusso. Come Porsche, Ferrari, Range Rover, Mercedes, Bmw e Audi. Alle loro spalle c’era un gruppo di persone che si occupavano dell’intestazione delle auto o in prima persona o cercando i prestanome. Pagati tra gli 800 e i 1000 euro.
ASSICURAZIONE E FURTO
Questi soggetti per circa un mese diventavano proprietari delle auto, e provvedevano ad assicurarle. Addirittura facendo installare l’antifurto satellitare. La società assicurativa prediletta pare fosse l’Allianz, come scrive il gip Guglielmo Nicastro, considerata dal gruppo come “la più celere ed elastica nella liquidazione di sinistri”. Poi, puntualmente, dopo avere staccato il rilevatore, avveniva il “furto” O, meglio, le auto venivano nascoste in qualche deposito o garage.
DENUNCIA, RISARCIMENTO E VENDITA
Nell’ovvio passaggio successivo veniva presentata la denuncia, e quindi veniva chiesto il risarcimento all’assicurazione. A questo punto entravano in gioco il poliziotto e il carabiniere, utili sia al momento della denuncia che dopo il “ritrovamento”. Perché, dopo avere incassato il risarcimento dell’assicurazione, le auto ricomparivano. E a quel punto il proprietario del veicolo non era più il derubato ma la compagnia assicurativa, a cui avrebbero dovuto consegnare l’auto. Ma all’assicurazione non veniva comunicato il ritrovamento, e grazie all’intervento dell’appuntato scelto e dell’agente scelto si provvedeva alla ripulitura del numero di telaio. Il mezzo poteva quindi essere reimmatricolato e rivenduto. Ottenendo così un doppio profitto. Una vera e proprio organizzazione ben congegnata, che aveva come base logistica il parcheggio antistante l’NH Hotel, occupato abusivamente dai tre capi dell’organizzazione, tre fratelli tutti e tre finiti ai domiciliari.
POSSIBILE CONNIVENZA NELLE ASSICURAZIONI
Il maggiore Marco Montemagno, comandante della compagnia di Misilmeri ha spiegato che nei risultati delle indagini mancano ancora dei tasselli. In quanto sono in corso approfondimenti sia per la parte assicurativa, sia alcune le questioni che riguardano l’Aci. Infatti il maggiore ha spiegato che al momento, nonostante ancora non ci sia niente di accertato, non si esclude un collegamento anche all’interno delle assicurazioni.