Truffa on line: tanti piccoli prelievi per falsi acquisti con Google Pay

Numerosi casi anche a Palermo. I prelievi truffaldini sono collegati ad acquisti inesistenti di app da Google Pay

Dopo le numerose richieste presentate per bloccare carte PostePay, negli ultimi giorni la polizia postale palermitana sta facendo accertamenti negli uffici postali del capoluogo. Perché è in atto una truffa on line che sta facendo numerose vittime tra quanti hanno una carta di credito collegata a Google Pay per il pagamento di servizi. A quanto pare sono stati eseguiti tanti prelievi di piccole somme, quattro o cinque euro, con tanto di commissione di 0,05 centesimi o 0,10 centesimi per le transazioni internazionali mai eseguite. I prelievi sono avvenuti a ripetizione, cinque o sei in alcuni giorni di ottobre. Trattandosi di piccole somme magari sfuggono, e non destano allarme nei clienti delle carte di credito. Ma che rischiano con il passare del tempo di svuotare i conti.

PAGAMENTI VERSO GOOGLE PAY

Ancora non è chiaro come possano avvenire i prelievi. Cioè se i dati siano stati hackerati direttamente alla Google, la società statunitense che offre servizi on line. Oppure provengono da qualche app installata nel telefono, che, attraverso alcune autorizzazioni date dai possessori degli smartphone, fornisca i dati per attivare pagamenti mai sottoscritti. Sta di fatto che tutti i pagamenti sospetti sono indirizzati verso Google Pay, il market android di Google dove gli utenti trovano e scaricano le app. Ovviamente queste truffe non riguardano soltanto utenti palermitani: il fenomeno è certamente più diffuso. Ma solo ieri alla polizia postale del capoluogo sono arrivate circa una decina le denunce. Ed anche nei giorni scorsi i casi ci sono stati altri numerosi casi, come confermato dagli uffici postali.

BLOCCARE LA CARTA E DENUNCIARE

Se si dovessero riscontrare questi piccoli prelievi nella carta di credito, occorre ovviamente bloccare la truffa. Si devono prelevare i soldi presenti, bloccare la carta, e presentare una denuncia alle forze dell’ordine. Poi compilare un apposito modulo per richiedere il rimborso alle banche o agli uffici postali. Nel modulo devono essere segnati tutti quei pagamenti sospetti per acquisti e transazioni mai effettuati, ma che di fatto sono finiti nelle tasche dei truffatori.