Tumori urologici in crescita, +12% nell’ultimo decennio: “Oggi i pazienti siciliani non devono più curarsi altrove”
Un incremento che però è dovuto a un miglioramento delle diagnosi e alle campagne di sensibilizzazione e screening, sempre più numerose in Italia.
Negli ultimi dieci anni sono cresciuti del 12% i tumori urologici in Italia, ovvero le neoplasie che colpiscono prostata, testicolo, pene, vescica e rene. Un incremento che però è dovuto a un miglioramento delle diagnosi e alle campagne di sensibilizzazione e screening, sempre più numerose in Italia. Questo il tema del convegno che si è tenuto all’hotel NH di Palermo dal titolo “La sfida uro-oncologica nel 2024: una risposta multidisciplinare”.
Analizzando più nel dettaglio il dossier “I numeri del cancro in Italia”, redatto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica, nel 2023 sono state stimate circa 41.100 nuove diagnosi di neoplasie prostatiche, il tumore più frequente nella popolazione maschile dei Paesi occidentali, mentre sono 12.700 le nuove diagnosi di tumore al rene. Circa 29.700 le nuove diagnosi di tumore alla vescica nel 2023, mentre per il tumore ai testicoli il dato è aggiornato al 2022 con 2.470 nuove diagnosi.
Ma quanto è importante l’approccio multidisciplinare per la cura della malattia? “Oggi, se vogliamo garantire al paziente il miglior risultato possibile in termini di controllo delle malattia e di qualità di vita, dobbiamo farlo tutti insieme – spiega il dott. Ivan Fazio, responsabile del servizio di radioterapia presso la Casa di cura Macchiarella a Palermo e responsabile scientifico del convegno – Non esiste più il paziente che viene visitato solo dall’urologo o dall’oncologo medico ma esiste un team che prende il carico il paziente e decide quale sarà la strada che dovrà seguire dal momento della diagnosi al momento del follow up”.
Negli ultimi undici anni (dal 2012 al 2023), si contano 10mila casi in più: erano circa 75mila nel 2022 e se ne contano oltre 85mila nel 2023. “L’incremento dei casi negli ultimi è dovuto al miglioramento delle diagnosi e questo è un bene – continua Fazio – Il grosso problema è che l’incremento dei casi non è stato supportato da un incremento delle risposte a livello ospedaliero: il rischio è che non tutte le neoplasie diagnosticate possano essere curate. La rete oncologica siciliana è quella che in Italia ha avuto il miglior trend di crescita e di questo ne siamo fieri. Abbiamo un ruolo qualitativamente adeguato e oggi il paziente non ha più necessità di andare fuori dalla Sicilia per curarsi”.
“Negli ultimi anni abbiamo assistito a un incremento della diagnosi dei tumori urologici – conferma Carlo Messina, oncologo medico dell’Unità Operativa Complessa dell’Oncologia Arnas Civico di Palermo e responsabile scientifico del congresso – Questo è dovuto in parte all’allungamento delle aspettative di vita e in parte al miglioramento della diagnosi e delle campagne di screening. Su questo stiamo puntando tanto perché una diagnosi precoce aumenta le chance di guarigione dei pazienti”.
“Uno degli obiettivi principali di questo congresso è unire tutti i professionisti che concorrono alla diagnosi e cura della patologia uro-oncologica, permettendo lo scambio di idee in maniera multidisciplinare – spiega il prof. Nicola Pavan, responsabile scientifico del convegno e Professore Associato presso la Clinica Urologica del Policlinico Paolo Giaccone di Palermo – È importante ricordare come solo la gestione multidisciplinare (urologo, radioterapista e oncologo) possa offrire il meglio nel trattamento delle malattie oncologiche in ambito urologico ed è il messaggio che vogliamo passare con questo congresso. Combinare nuove tecnologie in ambito chirurgico con nuove terapie oncologiche e radioterapiche è ad oggi una delle migliori possibilità che possiamo offrire quando prendiamo in carico il paziente”.