Uccide la moglie malata e poi fa harakiri: in una lettera i motivi del gesto

Il professore giapponese, prima di fare harakiri ha scritto un lettera di spiegazione per il figlio composta da antichi ideogrammi kanji

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Il professore Tetsuo Sakamoto, 91 anni, dopo aver ucciso la moglie Eiko, 92 anni, colpendola a morte mentre dormiva, si è ucciso, conficcandosi un coltello nell’addome, facendo, forse  harakiri.  Seppuku, nella lingua scritta, secondo l’antico rituale seguito dai samurai per togliersi la vita. Comunque è giallo sulla morte di questa coppia di anziani giapponesi, trovati senza vita giovedì mattina nel loro appartamento, a Roma,  al quarto piano in via Civitella d’Agliano 3, a Collina Fleming. A scoprire i corpi uno dei due badanti. L’uomo ha raccontato alla polizia che sarebbe arrivato in mattinata, poco prima delle 10. La porta era chiusa a doppia mandata dall’interno, e in casa non c’era nulla fuori posto. La scena che gli si presenta davanti era agghiacciante. La moglie trovata morta nel letto con una ferita alla testa,  mentre il corpo dell’uomo, nella vasca da bagno, presentava una profonda ferita all’addome e un coltello nella mano.

HARAKIRI PER LA MOGLIE GRAVEMENTE MALATA?

Il domestico ha telefonato immediatamente al 112. Sul posto gli agenti del commissariato Ponte Milvio e il magistrato di turno. Il medico legale non ha potuto far altro che constatare il decesso di entrambi, avvenuto poche ore prima. Secondo quanto  ha messo a verbale il badante,  a tarda notte, verso le tre, quando li ha lasciati erano ancora vivi. Difficile pensare a una messinscena, tanto che la Procura ha aperto un fascicolo per omicidio-suicidio. Si attendono comunque  i risultati dell’autopsia sui due corpi e le analisi di laboratorio sull’arma usata da Sakamoto per uccidersi. Non è chiaro con quale oggetto sia stata uccisa la donna, una persona gravemente malata. Proprio la malattia terminale della moglie sarebbe alla base della drammatica decisione.

CI SONO LETTERE CHE SPIEGHEREBBERO IL GESTO

Il professore ha lasciato una lettera scritta in giapponese,  destinata al figlio, scritta con antichi ideogrammi kanji. Un esperto di antiche lingue orientali, è stato  incaricato della sua traduzione. Ci sarebbero altre tre lettere, queste scritte in italiano, destinate alle persone più care. In esse  sarebbe espresso affetto e ringraziamenti. L’avvocato del figlio ha confermato: «La scrittura sembra essere riconducibile al marito. Ma avremo maggiori informazioni solo a seguito della perizia calligrafica».

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