Solo in Ucraina in mezzo alla guerra, l’appello dalla famiglia a Palermo: “Aiutateci a riportarlo a casa”
La storia di Sasha, 25enne affetto da disabilità, originario dell’Ucraina ma affidato nel 2002 ad una famiglia di Palermo. Il giovane ora si trova da solo nella sua terra natale, nel bel mezzo dell’invasione russa: l’accorato appello della sorella
“Storie italiane”, su Rai Uno, dà voce ad una famiglia palermitana, venuta a scontrarsi in prima persona con l’atrocità della guerra in Ucraina. Si tratta della famiglia Campione, rappresentata in collegamento da Fiorella, giovane che lancia una disperata richiesta d’aiuto. “Sono qui per fare un appello – dichiara -affinché si possa trovare il modo di riportare Sasha a casa”.
Sasha è il fratello di Fiorella, un legame stabilito non dal sangue ma dall’amore. Nato in Ucraina e cresciuto, senza i genitori, in un internato, il piccolo Sasha arrivò infatti a Palermo quando aveva solo cinque anni. Grazie ad un’iniziativa del Comune del capoluogo, la famiglia Campione lo prese in affido nel 2002.
Da solo in Ucraina, in mezzo alla guerra
“Sasha ha fatto sì che la nostra famiglia passasse da cinque a sei”, racconta Fiorella. Dei quattro fratelli, oggi tre vivono all’estero, incluso Sasha, che si trova in Ucraina. Inutile dire che le videochiamate di famiglia sono diventate mezzo per trasmettere terribili racconti. Sasha è solo in mezzo alla guerra, alle bombe, alla paura.
In Ucraina non ha nessuno. Il ragazzo non ha parenti biologici;’ unica traccia di colei che lo ha messo al mondo è una lettera, dove la donna ha confessato di essere troppo giovane per crescere un figlio arrivato così presto. Aveva preferito dunque lasciarlo alle cure di una struttura.
“Dovrebbe essere esente dall’andare in guerra, ma non ne possiamo essere certi”
Ad accrescere la già naturale apprensione il fatto che Sasha è affetto da disabilità. “A otto mesi gli è stato diagnosticato un problema al femore destro – spiega la sorella -, problema che oggi probabilmente potrebbe essere curato con più facilità. All’epoca, in condizioni sanitarie non ottimali, a seguito di una serie di operazioni fatte non proprio a regola d’arte, questo problema si è molto aggravato fino a rendere Sasha disabile al 100 %“.
Il giovane è chiuso in casa e, oltre alle consuete difficoltà che la sua condizione di salute gli ha imposto, deve ora fare i conti col conflitto.
La sua è una condizione delicata, spiega Fiorella. “Sono qui per fare un appello affinché si possa trovare il modo di riportare Sasha a casa, ma non soltanto lui, ma tutte le minoranze che si trovano in queste condizioni. Sono casi particolari perché mio fratello non è donna né bambino, quindi non può lasciare il Paese con “facilità”, se così si può dire. Non ha l’etichetta di cittadino italiano. Avremmo potuto altrimenti chiamare l’ambasciata e prendere una strada non facile ma conosciuta. E’ invece un uomo tra i 18 e i 60 anni e sappiamo che è stato proibito agli uomini di abbandonare il Paese. Tuttavia è disabile, ha un certificato che lo attesta e per questo dovrebbe essere esente dal fare la guerra. Ma non ne possiamo essere certi”.
“Avremmo potuto essere dei perfetti sconosciuti e invece siamo fratelli”
La speranza è quella dell’attivazione di un corridoio umanitario, che possa permettere a Sasha un rientro sicuro in Sicilia.
“Non ha gli strumenti per potere gestire questa situazione di crisi perché è pur sempre un ragazzo che è cresciuto in un internato, da solo – spiega Fiorella -. Ha 25 anni ma non possiamo aspettarci da lui la stessa prontezza e lo stesso coraggio di una persona che ha avuto stimoli diversi nella vita e un percorso differente. E’ coraggioso, sorride sempre, cerca di incoraggiarci ma sappiamo che è spaventato. Continuiamo a digli: “Ci sono i rifugi, ti devi rifugiare”, ma ieri al mio ennesimo messaggio mi ha detto: “Fiori, il mio rifugio si trova a più di un chilometro da casa mia. Io non posso, ogni volta che c’è la sirena, camminare fino al rifugio”“.
“Non posso accettare – conclude la giovane – che la nostra famiglia non sia stata divisa dal sangue, dal dna, dalla distanza… avremmo potuto essere dei perfetti sconosciuti e invece siamo fratelli. Non possono essere i colori delle bandiere a separarci“.
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