L’attuale presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, ieri 8 ottobre ha partecipato al suo penultimo vertice in Ue a Praga. Ed sul tetto del gas e sulle resistenze dei paesi nordici è stato molto duro nei confronti dell’Unione Europea. In molto hanno detto che è stato furioso, come non lo era stato mai. La sua rabbia si è fatta sentire principalmente verso tre obbiettivi. Il primo è Ursula von der Leyen. Con la quale aveva discusso già la sera prima, invitandola a smetterla di farsi condizionare da Germania e Paesi Bassi. Le sue rimostranze hanno coinvolto anche Olaf Sholz, cancelliere della Germania, e Mark Rutte, premier olandese.
Con la von der Leyen aveva discusso già la sera prima, invitandola a smetterla di farsi condizionare da Germania e Paesi Bassi. Mentre ha accusato il cancelliere della Germania, e al premier olandese di aver rotto il fronte della solidarietà europea. Il primo con lo scudo da 200 miliardi che ha permesso a Berlino di mettere in sicurezza cittadini e imprese senza pensare al resto d’Europa. Il secondo per le resistenze al disaccoppiamento del prezzo dell’elettricità da quello del gas.
«Stiamo discutendo di gas da sette mesi ─ ha detto il premier italiano a muso duro ─. Abbiamo speso decine di miliardi dei contribuenti europei, serviti a foraggiare la guerra di Mosca e non abbiamo ancora risolto nulla. Se non avessimo perso così tanto tempo ora non ci troveremmo sull’orlo della recessione. Cosa può fare ora la Meloni?». Un Draghi inedito che, ha lasciato molti di stucco. «Non l’abbiamo mai visto così duro», questo è stato il commento.
Ieri il presidente del Consiglio ha inoltre parlato in privato anche con il presidente francese Emmanuel Macron. A proposito dell’intervento della ministra degli Affari Europei Boone, che aveva parlato di vigilanza sull’Italia per il rispetto dei diritti. Su questo argomento già il presidente Mattarella aveva detto fermamente la sua: «L’Italia sa badare a se stessa». Ma Draghi ha avuto l’occasione di alzare la voce anche con Macron. Il quale ha assicurato che la Francia lavorerà “con buona volontà” con il futuro premier italiano. Inoltre si è anche impegnato per una dichiarazione riparatrice della ministra Laurence Boone, che è puntualmente arrivata. “La presentazione, in questa intervista, della relazione che intendiamo avere con l’Italia semplifica eccessivamente il pensiero del ministro”, hanno dal gabinetto del ministro Boone. “Come ha detto, la Francia rispetta ovviamente la scelta democratica degli italiani. Il ministro, che è vicino all’Italia, vuole portare avanti il lavoro di cooperazione e desidera dialogare con il futuro esecutivo il prima possibile”, hanno proseguito i membri dell’entourage del ministro per gli affari europei di Parigi. E, infine hanno concluso garantendo che “il ministro non intende dare lezioni a nessuno”.