È finito in rete nome, cognome e indirizzo di casa di uno dei 12 ragazzi indagati per la morte di una capretta presa a calci durante una festa di 18 anni in un agriturismo in provincia di Frosinone. Per il ragazzo, le minacce di chi giura di fargliela pagare.
Ma la madre non ci sta e lo ha difeso davanti ad una giornalista di Repubblica Roma. «La capretta era già morta – ha detto -. Mio figlio non ha fatto nulla. L’hanno spinta ma era già morta”, ha detto, affacciata dal terzo piano di una villetta di Fiuggi.
All’inizio i ragazzi del branco avevano detto che quando avevano raggiunto l’animale era già agonizzante. Poi hanno cambiato versione, hanno detto che la capretta era già morta. Così come come ha assicurato la mamma dell’indagato alla giornalista: “La capretta era già morta. Mio figlio è distrutto, non esce da casa”. Ed ha aggiunto «Parleranno gli avvocati e poi vediamo chi pagherà». Intanto ieri dopo la manifestazione ad Anagni Enrico Rizzi, leader animalista, è andato a Fiuggi, esponendo in piazza cartelli con il volto, il nome e il cognome di uno dei ragazzi minorenni indagati.
Rizzi è stato assalito dalle persone che si trovano lì per tutt’altra ragione: “Voi proteggete gli assassini. Siete complici”, ha gridato il leader animalista. Portato via dalla polizia perché la manifestazione, a differenza di quella svolta ad Anagni, non era autorizzata. “Non sapete – scriverà poi Rizzi sui social – gli insulti e le minacce. Dovrò uscire dal paese scortato. Ringrazio il commissariato per come sta gestendo la situazione dell’ordine pubblico a tutela della mia incolumità”.