“Non posso seppellire papà perché rovinato dagli usurai”

L’amarezza di Mario Bennardo Raimondi, un ex imprenditore palermitano che per avere fatto il suo dovere di cittadino ha perso tutto e tutti

Anni fa sono stato vittima di usura e di estorsione, con il risultato di avere perso tutto, casa, negozio e lavoro. L’unica cosa di cui usufruisco è un magazzino dove tengo l’attrezzatura e che devo pagare a tutti i costi per non essere buttato fuori. Una situazione che ha del paradossale, se si considera che ciò che oggi sto pagando più di ogni altra cosa è il coraggio di avere denunciato.” Con queste parole colme di amarezza, l’ex imprenditore palermitano, Mario Bennardo Raimondi, si confida a Palermo Live. “Pur facendo nient’altro che il mio dovere di cittadino, oggi mi ritrovo solo, abbandonato dalle istituzioni, dai miei concittadini così come dai parenti. Tutti spariti, perchè, si sa, spesso dalle nostre parti scegliere di fare la cosa giusta non coincide con il favore della comunità, e il risultato è di essere abbandonati a se stessi”.

LO SFOGO

Ma è quando parla del padre, morto nell’estate del 2020, che la voce di Mario viene rotta dall’emozione: “Non è bello per nessun figlio il fatto di non riuscire ad assicurare una degna sepoltura ai propri genitori. Mio padre si trova nel deposito del cimitero dei Rotoli da 15 mesi. Con tanti sacrifici sono riuscito a pagare il funerale, ma per seppellirlo al cimitero di Sant’Orsola, dove il Comune sta cercando di svuotare dei posti, la richiesta è di 800 euro, stessa cifra qualora decidessi di cremarlo. Una spesa che oggi non posso affrontare. Oggi, percependo una pensione di invalidità minima (Mario è malato invalido con 4 baypass ndr) e un rdc che mi permette a malapena di pagare l’affitto di casa, soltanto per mangiare mi appoggio al Banco alimentare e alla Caritas.”

LA SORDITA’ DELLE ISTITUZIONI

Le e-mail di aiuto inviate al sindaco e alle istituzioni in generale non hanno sortito alcun effetto. “Non rispondono, non c’è nulla da fare, e questo non fa che accrescere il senso di amarezza. Quà non si tratta di fare pietismo perchè non è mia abitudine, quanto piuttosto di cercare di avere tesa una mano, in quanto penso di meritare un minimo di attenzione. E’ la mia storia che dovrebbe indurre chi di dovere a capire che se mi trovo in questa situazione è solo e soltanto per avere avuto il coraggio di denunciare i miei usurai. La pandemia e la difficoltà di trovare un lavoro di questi tempi hanno fatto il resto.”

Mario però, se è vero che è stato abbandonato, di contro non è tipo da scoraggiarsi facilmente, come dimostrano le sue sculture, messe in bella mostra sulla pagina personale di Facebook. “E’ un modo per sentirmi vivo, per non lasciarmi andare. Un qualcosa che devo alla mia famiglia prima che a me stesso”.