La validità del “Green pass” è variabile: dipende dal vaccino somministrato

La durata del “Green pass” dipende dalla data del completamento del ciclo vaccinale, a partire dal quindicesimo giorno successivo alla somministrazione

Fra le misure decise dal governo con il decreto Riaperture bis, è compreso il “Green pass”. La certificazione necessaria per potersi spostare in entrata ed in uscita fra regioni di colore differente. Ma anche la partecipare a feste di nozze, concerti, incontri sportivi, e nelle discoteche, quando riapriranno. Nel decreto è prevista anche la durata del “Green pass”, che, praticamente, è un’attestazione che certifica di essere in possesso degli anticorpi contro il virus. O comunque, in generale, di essere negativo al Covid. Possono accedere a questa certificazione coloro che hanno avuto il Covid e sono guariti, i vaccinati, oppure chi ha fatto un tampone con risultato negativo. Il certificato sarà rilasciato contestualmente alla somministrazione della prima dose di vaccino e ha validità dal quindicesimo giorno successivo alla vaccinazione, fino alla data prevista per il completamento del ciclo vaccinale. Vale sia per chi è stato vaccinato una volta, sia per chi ha già ottenuto la seconda dose. Possiamo quindi affermare che può essere rilasciato a chiunque abbia ricevuto gli anticorpi, indipendentemente da quando riceverà la seconda dose.

VALIDITÀ DIFFERENTE PER TIPO DI VACCINO

Andando nelle specifico, per i vaccinati la validità del Green pass sarà differente a seconda del tipo di siero che si è ricevuto. All’articolo 14 del decreto approvato lunedì scorso e pubblicato ieri nella Gazzetta Ufficiale, si legge infatti che “la certificazione verde Covid-19 ha validità di nove mesi dalla data del completamento del ciclo vaccinale”. Ma, e qui nascono le differenze, perché il comma 2 specifica che il green pass viene rilasciato anche “contestualmente alla somministrazione della prima dose e ha validità dal quindicesimo giorno successivo alla somministrazione fino alla data prevista per il completamento del ciclo vaccinale”.

ASTRAZENECA: QUASI UN ANNO DI PASS

Questo significa che chi riceverà AstraZeneca, avrà un “Green pass” valido praticamente per un anno. Le indicazioni di Aifa infatti dicono che tra la prima e la seconda inoculazione del siero trascorrano tra le dieci e le dodici settimane. Dunque chi ad esempio dovesse ricevere la prima dose il 1° giugno usufruirebbe del certificato a partire dal 16 giugno e fino a settembre, quando con la somministrazione della seconda dose completerebbe il ciclo vaccinale e vedrebbe dunque partire la validità di nove mesi del green pass, che scadrebbe appunto a maggio 2022.

PER PFIZER E MODERNA TEMPI VARIABILI. AL MASSIMO DIECI MESI

Per quanto riguarda la situazione per i vaccini a mRna, cioè Pfizer e Moderna, la situazione è più variabile. Infatti fino a qualche settimana fa per questi due vaccini l’intervallo di tempo tra prima e seconda dose era di 21 e 28 giorni. Nelle scorse settimane è successo che una circolare del ministero della Salute prevede l’estensione fino a 42 giorni. Ma non si tratta però di un obbligo, e le regioni potrebbero procedere in ordine sparso. Prendendo in considerazione l’intervallo di 42 giorni, chi si vaccinasse con uno dei due sieri il 1° giugno potrebbe usufruire del green pass a partire dal 16 giugno e fino al 12 luglio. E quando con la seconda dose completerebbe il ciclo vaccinale, vedrebbe scattare i nove mesi del certificato verde. Che scadrebbe ad aprile 2022.

JOHNSON & JOHNSON: NOVE MESI

Per quanto riguarda Johnson&Johnson, il calcolo è più semplice. Essendo un vaccino monodose, la validità per nove mesi del “Green pass” scatta contestualmente alla somministrazione. Chi si vaccinasse il 1° giugno, vedrebbe scadere il pass a marzo 2022.

COME SI OTTIENE IL GREEN PASS

La certificazione verde si può ottenere, oltre che vaccinandosi, anche con l’esito negativo di un tampone (validità per 48 ore) o attestando di avere avuto il Covid (validità per sei mesi). Nel primo caso, a rilasciarlo è la struttura dove ci si è vaccinati, mentre per il test (molecolare o antigenico) negativo è il laboratorio di analisi ad emettere il documento. Per i guariti dal Covid, infine, il certificato viene rilasciato dal medico di medicina generale oppure dal reparto in cui si è stati in cura.