Vasari ha capito di avere sbagliato e vuole patteggiare, per ripartire

L’ex calciatore vuole chiudere al più presto i conti con la giustizia. Il suo legale: «Vasari ha cercato di salvare il lavoro e la società»

Vuole chiudere al più presto i conti con la giustizia, Tanino Vasari. Il “piccioto” di Borgo Vecchio, dopo che ha confessato tutto, adesso chiede di patteggiare la pena, per potere dimenticare al più presto questa triste parentesi della sua vita. Ed avere la possibilità di ricominciare, magari nello sport: attualmente collabora con una scuola calcio. Avrebbe tanto da insegnare, Vasari, che faceva impazzire le difese avversarie. Invece dopo che ha appeso le scarpette al chiodo ha cercato di avviare un’attività commerciale, che sicuramente ha gestito male, malissimo. E lo ha portato finanche agli arresti domiciliari.

HA AMMESSO LE SUE RESPONSABILITÀ

Quando poco prima di Natale Vasari è stato arrestato per bancarotta fraudolenta, quando à stato interrogato la prima volta ha confessato tutto, ammettendo le sue responsabilità. Subito dopo ha chiuso tutte le società che aveva messo in piedi per cercare di salvare quell’attività commerciale dove era coinvolta parte della sua famiglia. Infatti nel crac sono risultati implicati anche suo fratello e due sue figlie. Tanino i fornitori li aveva pagati quasi tutti, vendendo due appartamenti che aveva in via Eugenio l’Emiro per 400 mila euro, come scrive il Giornale di Sicilia. Ma è rimasta una esposizione di 600 mila euro, soprattutto verso l’Erario. Quasi tutti i debiti riguardano infatti versamenti previdenziali e imposte.

GUADAGNAVA 800 MILIONI DI LIRE A STAGIONE

Niente di eccezionaqle, verrebbe da dire, per uno che nei suoi tempi d’oro poteva contare su maxi ingaggi stagionali di 800 milioni di lire a stagione. Invece adesso è andato tutto in fumo. Ma Tanino Vasari merita ancora una possibilità, come dice il suo legale Jimmy D’Azzò: «Purtroppo la crisi economica ha falcidiato tante imprese e società. Lui, che era l’unico sostegno della famiglia, ha solo cercato di salvare la società nella quale lavoravano tutti i familiari».