Negli ultimi giorni il Covid sta accelerando, e i numeri dei contagi crescono a ritmo sostenuto. Spesso i commentatori fanno confronti fra il numero dei contagiati attuali e quelli che si registravano a marzo, nel bel mezzo del lockdown. Per fortuna di simile c’è solo il numero dei positivi, perché il quadro della situazione attuale è molto diverso da quello che c’era, purtroppo, in quei giorni. Lo dicono i numeri di ieri confrontati con il 28 marzo. È vero, in entrambi i casi i contagiati hanno superato i 5mila casi, ma sono diversi però tutti gli altri parametri. I pazienti ricoverati, quelli finiti in terapia intensiva, il numero dei tamponi eseguiti e infine i decessi. L’incidenza sui tamponi oggi è quattro volte inferiore rispetto a fine marzo, i decessi sono 30 volte inferiori ed i ricoverati in terapia intensiva sono un decimo di allora .
I NUMERI DEL 28 MARZO
Nel giorno preso in esame, il 28 marzo, in rianimazione si contavano ben 3.856 persone, i ricoverati erano più di 26mila e i decessi 889. L’altro ieri, invece, c’erano meno di quattromila ricoverati, 358 casi in terapia intensiva e 22 decessi. La differenza dei due scenari emerge anche dal numero dei tamponi effettuati: solo 35mila a marzo con il 17% di positivi, 128mila ieri, con l’incidenza dei positivi che si ferma al 4,15%.
I MOTIVI SPIEGATI DALL’EPIDEMIOLOGO
i motivi di quese differenze li spiega Vittorio Demicheli, epidemiologo e direttore dell’Ats Milano, che accenna anche ad un cauto ottimismo: «Abbiamo imparato a curarlo, lo troviamo molto precocemente ─ dice ─. E ora curiamo non solo le polmoniti ma anche i raffreddori da Covid. Attualmente il virus fa meno danni, misuriamo tanti casi leggeri e questo ci fa ben sperare sul riuscire a frenarlo senza arrivare a provvedimenti drastici. La settimana scorsa ─ aggiunge Demicheli ─ c’erano 8mila sintomatici su 28mila positivi. E questo vuol dire che più di due terzi di persone che avevano il Covid stavano bene. La situazione è infinitamente meno grave rispetto a quella che misuravamo a marzo».
L’ESPERTO RACCOMANDA COMUNQUE PRUDENZA
Il direttore dell’Ats di Milano raccomanda comunque prudenza. «Ma questo non vuol dire abbassare la guardia ─ spiega l’esperto ─. I problemi possono aggravarsi con i grandi numeri. La curva sta accelerando, alcune piccole regioni cominciano a dare segnali di sofferenza negli ospedali, E ci sono regioni ─ aggiunge ─ con un’incidenza di contagi molto alta. come la Liguria, il Veneto e la Campania. Ma i sintomatici ricoverati oscillano dal 6 all’8% e il 2% che finisce in terapia intensiva presenta quasi sempre delle fragilità».