Continua ad avanzare l’onda di degrado e insicurezza che negli ultimi tempi sta investendo via Maqueda e le zone limitrofe come uno tsunami incontrollabile. La morte di un giovane tunisino avvenuto ad inizio mese di luglio ha scosso ulteriormente i residente locali, che da anni chiedono maggiori controlli e una viva presenza sul territorio da parte dell’amministrazione comunale. Richieste che, nonostante i continui solleciti, restano inascoltate. “Un punto di non ritorno” per i quali cittadini lottano giorno dopo giorno.
Siamo andati a constatare con i nostri occhi, raccogliendo le testimonianze di chi vive quotidianamente con la paura di ‘inciampare’ sull’ago di una siringa usata e gettata ai bordi dei vicoli o di chi ancora si sveglia all’alba per andare a lavoro con l’amara sorpresa di ritrovare distrutta la vetrata del proprio bar nel tentativo di portar via l’incasso. Il vandalismo che deturpa edifici di importanza storica e culturale, i rifiuti abbandonati, i marciapiedi dissestati. Servono interventi urgenti e azioni concrete ma finora le risposte delle autorità locali sono state insufficienti, se non nulle, per migliorare la sicurezza e la vivibilità della zona.
“L’11 di questo mese, ho segnalato al servizio ambiente la presenza di sei siringhe lungo il marciapiede di via Pavia, la strada che porta ad alcuni uffici comunali, ma non ho ricevuto nessuna risposta e nulla è cambiato”, ci dice Fabrizio Brancato, consigliere della prima circoscrizione. “La situazione è molto pericolosa anche in termini di salute per chi cammina con 40°C con i sandali o con le scarpe aperte. Questa è soltanto una delle micro-azioni su cui si potrebbe intervenire per andare nella direzione della legalità e della sicurezza. Perché ricordiamoci che questa passa per tanti fattori, non soltanto per il controllo. In zone come quella del mercato di Ballarò, di cui risentiamo fortemente, ci sono strutture realizzate dallo io IACP (ISTITUTO AUTONOMO PER LE CASE POPOLARI) pronte per essere consegnate, pronte per far crescere l’economia ma da due anni sono ferme lì, finendo per diventare ricettacolo di spaccio e documenti rubati. Bisogna attivare le politiche sociali: che l’amministrazione si attivi per attivare gli spazi nei territori”.
“Sono a Rosalia e sono residente in via Maqueda. La situazione è tragica, noi abbiamo cercato di mettere in evidenza le gravità di questa nostra zona e non siamo stati ascoltati. Ci è stato detto che dietro le nostre richieste ci sono ‘malcelati interessi’ ma naturalmente il tempo ci ha dato ragione, e abbiamo avuto il morto in via Maqueda. Una situazione che abbiamo gridato a tutti ma nessuno ci ha ascoltato. Vogliamo una partecipazione del sindaco e dell’amministrazione comunale. Il Prefetto ci ha accolti nel comitato per la sicurezza e l’ordine, capendo la gravità della situazione, ma da loro nessuna risposta”.
“Sono passati oltre 15 mesi da quando abbiamo fatto il primo corteo”, dichiara Antonio Nicolao, vicepresidente dalla prima Circoscrizione. “Abbiamo chiesto a tutti gli organi che si occupano di sicurezza di creare attenzione, prevenzione e maggiori controlli in questo perimetro, il quadrato della Stazione centrale. Adesso basta: è finito il tempo del dialogo, il tempo di chiedere con documenti, PEC ed email. Adesso noi aspettiamo quello che ha detto il ministro Piantedosi il 23 Febbraio scorso: ‘Aumenteremo la sicurezza’. Ma questo ulteriore aumento non lo abbiamo completamente visto, se non alcune iniziative, di cui ringrazio il Questore, per la presenza di alcune pattuglie in via Maqueda, esattamente nel luogo dove è stato ucciso quel povero ragazzo. Ancora una volta lancio un appello al Prefetto: che possa disporre, così come stanno già facendo a Torino (dove hanno impiegato 100 guardie giurate), di ulteriori organi che si occupano di sicurezza, così da presidiare i luoghi dove ci sono spaccate, traffico di droga, scippi e rapine”.